sabato 16 aprile 2016

"ANDATE A VOTARE PER MANDARE A CASA RENZI”


Brunetta: «Andare a votare per mandare a casa Renzi»
Molti sono nel frattempo gli inviti a recarsi alle urne che arrivano dal centrodestra. L’obiettivo, più o meno dichiarato esplicitamente, è inviare un primo invito di sfratto al governo Renzi. Parla senza peli sulla lingua Renato Brunetta. «Votate Sì, votate No, ma andate a votare per raggiungere quorum e mandare a casa Renzi»:
RIFORME, “A REFERENDUM NO PER RIPRISTINARE DEMOCRAZIA, RENZI GAME OVER”
“Sta per terminare una delle più brutte e buie settimane della storia della nostra Repubblica. Tra lunedì e martedì, infatti, in un’Aula semivuota alla Camera dei deputati, il governo Renzi ha approvato in via definitiva la sua riforma della Costituzione. La ‘schiforma’ come l’ho più volte definita in questi giorni”.
Lo ha detto Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, intervenendo telefonicamente alla XV^ Convention di “Azzurri ‘94” (associazione fondata da Rodolfo Ridolfi e Liborio Cataliotti), che si è tenuta ieri sera a Rimini.
“Il presidente del Consiglio (si fa per dire), Matteo Renzi, ha violentato la nostra Carta fondamentale, ha usato la Costituzione contro se stessa. Ha usato il voto di 130 deputati che a norma di sentenza della Corte costituzionale non dovrebbero sedere in Parlamento (compresa la ministra Boschi) per modificarla, a colpi di maggioranza, comprando politicamente a Palazzo Madama 60 senatori eletti con lo schieramento opposto a quello della sinistra”. “Le riforme dovevano essere portate avanti e approvate in modo condiviso, con un clima costruttivo: Renzi ha trasformato questo percorso in un atto eversivo. Per fortuna il popolo avrà diritto di dire ‘no’. L’articolo 138 della Costituzione che prevede il referendum confermativo è stato davvero una saggia uscita d’emergenza voluta dai padri costituenti”.
“Adesso dunque l’obiettivo deve essere quello di respingere a ottobre, con la consultazione popolare, questa sciagurata riforma. L’obiettivo deve essere quello di mandare a casa Renzi, Renzi game over, e di ripristinare la democrazia nel nostro Paese. Per fare questo c’è bisogno dell’impegno e del coinvolgimento di tutti. Non solo Forza Italia ma anche le altre opposizioni devono rimboccarsi le maniche, lavorare sin da subito ai Comitati per il ‘no’, e lanciare campagne informative in giro per l’Italia”, ha sottolineato Brunetta.


mercoledì 13 aprile 2016

STOP AL BICAMERALISMO, CON IL VOTO ALLA CAMERA NASCE IL SENATO DEI 100. IL COMMENTO DI BERLUSCONI


Per la Boschi "un risultato storico", ma dal centrodestra arrivano le prime critiche: "Il popolo dirà 'no'"
Con 361 voti favorevoli e soltanto sette contrari, è stato approvato alla Camera il disegno di legge della riforma Costituzionale, non votata dai deputati dell'opposizione. Il via libera finale alle riforme costituzionali arriva dopo due anni e passa la palla alla cittadinanza, che sul tema sarà chiamata a esprimersi attraverso un referendum.   il commento di Silvio Berlusconi. "La Costituzione è la Carta fondamentale della nostra Repubblica. Andava migliorata, dove necessario, tutti insieme, con il contributo di tutte le forze politiche, nessuna esclusa", ha detto, aggiungendo: "Un premier neppure mai presentatosi alle elezioni, supportato da una maggioranza incostituzionale e con l'apporto decisivo al Senato di 60 transfughi del centrodestra, ha voluto invece far prevalere l'arroganza dinanzi al buonsenso, consegnando al Paese una riforma sbagliata e pericolosa, tesa al proprio interesse e non a quello degli Italiani. La posta in gioco è il futuro dell'Italia libera e democratica così come gli Italiani l'hanno fortemente voluta nel secondo dopoguerra. Non consentiremo un ritorno ad un passato buio della storia del nostro Paese, ci batteremo al referendum per difendere la Repubblica Italiana dalla voglia di potere di un premier mai eletto".
   Il presidente dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta, che conta sul fatto che "il popolo avrà diritto di dire 'no'". "Nonostante Renzi abbia voluto falsificare anche il significato del referendum, facendolo coincidere con se stesso, con un plebiscito sul suo nome. Nei fatti, questa riforma è diventata un ologramma di Renzi, e noi ci impegneremo a farlo svanire", ha aggiunto Brunetta, chiarendo che "la Costituzionale di uno Stato, di una nazione, di un popolo, almeno in Occidente riflette, deve riflettere valori condivisi dalla larghissima parte di quel popolo, così è accaduto in Italia nel 1947. Oggi vediamo accadere il contrario". "

mercoledì 6 aprile 2016


PERCHE’ BOERI NASCONDE LE PENSIONI PUBBLICHE

Il fotogenico presidente dell’Inps è tornato a suonare il suo ritornello: chiedere un contributo di solidarietà alle pensioni più alte. Quelle private, s’intende. Quelle pubbliche, mai. Boeri ci ha rivelato l’ultimo scandaloso privilegio che i conti Inps alimentano: 475 mila italiani  percepiscono la pensione da 36 anni. A questi – che hanno il torto di essere ancora vivi – Boeri pensa di chiedere “un contributo di solidarietà” – però, leggo dalla stampa, “escluse le baby pensioni degli statali”. Boeri esenta dal contributo di solidarietà gli statali che prendono la pensione non da 36, bensì da 43 anni. Sono statali quasi tutti: 425 mila. A loro la legge Rumor del ’73 consentì di andare in pensione dopo 14 anni 6 mesi un giorno se donne sposate, 20 anni, dopo 25 i dipendenti degli enti locali. Vent’anni di ”lavoro”, e quarantatré di ozio pagato, senza contare il secondo lavoro (magari nero) che probabilmente hanno fatto per ammazzare il tempo, sottraendolo ad altri. “Ci sono 16.953 fortunatissimi baby pensionati che si sono ritirati a 35 anni e che restano in pensione quasi 54 anni”. Quanto è la loro pensione? Prendono, in media, 1500 euro mensili. Un regalo totale in confronto ai contributi versati (o non versati affatto, da parte dello Stato loro datore di lavoro): in pratica, ricevono soldi senza copertura, pagati da noi. Quanti? noi contribuenti versiamo a questi ex pubblici 7,43 miliardi ogni anno.
Tanto ci costano: una mezza finanziaria annua. Oltre il 5% della spesa Inps per pensioni serve a coprire l’esborso peri baby pensionati. Secondo Confartigianato, i baby-pensionati pubblici (8 su 10) e privati (2 su 10) costano allo Stato “ circa 163,5 miliardi, una «tassa» di 6630 euro a carico di ogni lavoratore”  pagante.   Il conto è presto fatto: siccome baby-pensionati ricevono la pensione per quasi 16 anni in più del pensionato medio Inps,  la maggior spesa pubblica  cumulata per  gli anni di pensione  eccedenti la media arriva già a 148,6 miliardi; poi si devono aggiungere i mancati introiti per contributi non versati dai baby-pnsionati del privato, e fanno   altri 14,8 miliardi di euro.  Così si arriva a 163,5 miliardi. Si tenga presente  – per avere un dato di confronto –   che la spesa complessiva annua per le

lunedì 4 aprile 2016

RENZI FA I SELFIE AD HARVARD, PROFESSORE LO UMILIA: “UN COMICO, SEMBRA USCITO DA DISNEY”

«Più che un rottamatore Renzi è un disneyficatore: che banalizza tutto ciò che tocca riducendolo a evento mediatico, dunque equivalente a qualsiasi altro che attiri l’attenzione dei giornali e dei network televisivi, senza gerarchie, distinzioni, senza valori di riferimento». Francesco Erspamerprofessore ad Harvard ha disertato la visita di Renzi nella prestigiosa università americana e i motivi di questa sua assenza li ha spiegati in un lungo articolo pubblicato dalla vocedinewyork.com.  «La sua dimensione – ha scritto – è quella della pubblicità e dei reality, in cui si fa finta di essere veri ma facendo in modo di non essere davvero creduti, in cui ci si maschera ma mantenendo una distanza ironica che impedisca equivoci, guardandosi bene dal correre il rischio che possa diventare un’esperienza autentica e dunque cambiare qualcosa. In ciò Renzi è integralmente liberista, impegnato nella sistematica deregulation dei princìpi e specificamente dell’autenticità: contro la quale impiega collaudate tecniche come la cazzata, che toglie di significato (scrisse il filosofo Harry Frankfurt in un celebre saggio) all’opposizione verità-menzogna e realtà-virtualità». Renzi ad Harvard e le critiche del professore italiano Per Erspamer, Renzi è andato ad Harvard «oltre che per promuovere se stesso, per promuovere in Italia la sua riforma dell’università. Il premier italiano lo disse chiaramente, alcuni mesi fa: bisogna imitare il modello americano. E ora è venuto per far vedere ai suoi connazionali ed elettori che lui quel modello lo conosce. Harvard è la più prestigiosa università del mondo e questo gli basta: non si domanda con quali criteri e scopi siano stilate le classifiche di eccellenza o quali siano le condizioni e implicazioni di una simile preminenza (per esempio che Harvard sia una corporation con un capitale di più di 36 miliardi di dollari che ammette lo 0,04% degli studenti che ogni anno vanno al college) o tanto meno quale sia il livello delle altre 4139 università americane: no, lui tornerà tutto contento in patria e proclamerà che l’università italiana, la più antica del mondo, deve diventare come quella americana, convinto che se lo diventasse non sarebbe una scopiazzatura fuori contesto e fuori tempo (l’America sta cominciando a guardare all’Europa per rimediare ai disastrosi scompensi del suo sistema educativo) ma una sua grande innovazione. Un po’ come se gli riuscisse di aprire uno Starbucks in Piazza della Signoria a Firenze; o ancor meglio in Piazza della Repubblica a Rignano sull’Arno». Ma Ersparmer ha spiegato che non è stato questo il motivo per il quale non è andato a sentirlo. Il motivo è complesso e si ricollega al fatto che Renzi “svuota” la cultura. «Con la sua programmatica trivialità – ha scritto il professore – svilisce la ragione e il linguaggio, riduce la comunicazione, ossia la facoltà più propriamente umana e sociale, a rumore. La chiarezza e il rigore costringono a una certa misura di coerenza; le improprietà deresponsabilizzano, rendono tutto indifferente, il vero e il falso, il giusto e l’ingiusto, le qualità e i difetti, i profittatori e le loro vittime. E quando il vuoto diventa uno stile e un programma, la fine della democrazia è pericolosamente prossima».

E’ “SCANDALO GUIDI”, O DELLE PROCURE WAHBITE?


Di Maurizio Blondet   Il 17 aprile si vota il referendum contro le trivelle  a mare. Sconfitta certa per gli ecologisti,  arcobaleni e vendoliani promotori:  occorre il voto del 50 per cento più uno degli aventi diritto, e  secondo  i sondaggi, andrà a votare il 20%.  Come   rimediare?
Lo si deve ricavare dai giornali, che dicono e non dicono, tanto è pericoloso il potere che sfidano: “Alcuni magistrati anti-trivelle”, a Potenza, han suscitato uno scandalo giudiziario “a orologeria  contro il governo” per “condizionare il risultato del referendum del 17 aprile”.  I magistrati forniscono ai giornali le intercettazioni fra la ministra Guidi e il suo “fidanzato”, che certo fanno una brutta impressione: ma sono del 2014, perché proprio alla vigilia del referendum minacciato dalle astensioni?  Il trucco è: richiedendo proprio oggi le custodie cautelari (il carcere preventivo), si possono e devono “rendere pubblici gli atti” ossia le intercettazioni d’accusa. Su cui il circo mediatico salta  come un cane sull’osso.
Dalle intercettazioni, gli accusatori di Potenza  risalgono a “un sistema”, alla “lobby del petrolio”,  insomma ad uno dei loro soliti teoremi che – in secondo grado  di giudizio –  quasi sempre  finiscono in nulla, con tutti assolti  (spesso dopo mesi di carcere preventivo e la vita distrutta); ma ormai hanno raggiunto lo scopo, con l’aiuto dei giornali manettari e dell’opposizione più pirla: fermare lo sviluppo. Quelli sono i magistrati anti-Tav, anti Ilva, anti-trivelle, anti-tutto ciò che produce e dà lavoro qualificato . Una magistratura retriva e arretrata perché priva di ogni cultura industriale, regressiva come i wahabiti, che sta imponendo la “sue” politiche (anti)industriali ad un governicchio facile da destabilizzare con scandali veri e presunti, grazie ad intercettazioni a tappeto 24 ore su 24. Non sto difendendo il governicchio: dico che il pericolo è  la magistratura. Il governicchio ha dritto di fare politiche industriali , e il progetto Tampa Rossa lo è. La “Lobby”, il “sistema” che la magistratura accusa è, fra l’altro, l’Eni. Questa magistratura vuole che Taranto viva di coltivazione delle cozze, l’Italia di energia solare (coi pannelli Made in China), la Basilicata viva di noci,  il Sud di sussidi pubblici e false pensioni di invalidità, e che i treni vadano a 25 allora. Soprattutto, protegge i poteri indebiti che s’è conquistata con Mani Pulite.  Posto qui di seguito l’articolo di uno dei pochi giornalisti che non risponda con le salivazioni dei cani di Pavlov, disponendosi all’attacco degli accusati della magistratura manettara, che poi saranno prosciolti anni dopo. Mattia Feltri, de La Stampa. E’ un excursus storico delle imprese del potere giudiziari contro il potere esecutivo. I neretti sono miei.

venerdì 1 aprile 2016

NEL MENTRE IN ITALIA SI SUOLE RINUNCIARE AL GAS CHE GIA’ ABBIAMO NELLO STESSO MARE LA CROAZIA…..

Il 2 gennaio 2016 il Ministero croato dell’Economia ha concesso le prime licenze per l’esplorazione e lo sfruttamento di idrocarburi in Adriatico. Difatti 10 licenze sono già operative per esplorazioni petrolifere nel Mare Adriatico. E’ l’esito della prima gara conclusasi il 3 Novembre scorso che ha attratto sei compagnie petrolifere per 15 aree su 29 per un totale di 36.882 km² offerti. E’ ciò che emerge dal Ministero dell’Economia della Repubblica di Croazia, nel suo comunicato ufficiale: “Le offerte sono state ricevute da un totale di 6 aziende in 15 aree di ricerca. La commissione di esperti guidata dal Ministro dell’Economia Ivan Vrdolja ha valutato positivamente le offerte per 10 aree di esplorazione, che sono state concesse alle aziende Marathon Oil, OMV, ENI, MedOilGas e INA. Il consorzio composto da Marathon Oil e OMV ha ricevuto il permesso per l’esplorazione e lo sfruttamento di idrocarburi in sette aree di ricerca: n. 8 nel Nord Adriatico, nn. 10, 11 e 23 nell’Adriatico Centrale, nn. 27 e 28 nell’Adriatico Meridionale. Il consorzio composto da ENI e MedOilGas ha ricevuto il permesso per l’esplorazione e lo sfruttamento di idrocarburi nella zona di ricerca n. 9 dell’Adriatico centrale, mentre alla croata INA – Industrija Nafte dd è stata concessa una licenza per l’esplorazione e lo sfruttamento di idrocarburi in due aree di esplorazione, la n. 25 e la n. 26 nell’Adriatico Meridionale”. Le licenze di esplorazione sono valide per un periodo di cinque anni, e il governo ha fissato come scadenza il 2 aprile per la firma con gli offerenti vincitori. La Croazia, che ha aderito all’Unione europea nel luglio 2013, è in recessione dal 2009 e spera che il petrolio e il gas dell’Adriatico possano contribuire a migliorare la crescita economica per un valore di circa 2,5 miliardi dollari nei prossimi cinque anni. Il programma di lavoro durante la prima fase di esplorazione (primi 3 anni) per le concessioni prevede prospezioni sismiche ed elaborazione dei dati, con la possibilità di perforare un pozzo nella seconda fase di esplorazione se le compagnie petrolifere decideranno di procedere. “Uno studio strategico verrà completato prima che le concessioni siano firmate definitivamente” riferisce Barbara Dorić, capo dell’Agenzia Nazionale Idrocarburi.