venerdì 27 febbraio 2015

giovedì 26 febbraio 2015

RENZOCCHIO. UN ANNO DI BUGIE. PROMESSE TRADITE

Da "Enrico stai sereno" all’abolizione delle Province ecco le bufale del premier che annuncia e non fa

Un anno di Matteo Renzi a palazzo Chigi. Un anno di parole, promesse, rassicurazioni tornate indietro come un’eco, ma al contrario. Un lungo elenco di impegni, giuramenti e patti trasformatisi quasi sempre, e spesso in un lampo, nel loro opposto. Insomma, dopo 365 giorni al potere, il premier non si può certo definire un «uomo d’onore» da cui aspettarsi coerenza solo perché ti ha stretto la mano.
Siamo nell’aprile del 2013. Renzi, sindaco di Firenze, è ospite delle Invasioni barbariche su La7, quando alla domanda se vorrebbe governare il Paese, risponde: «Passando dalle elezioni sì, non passando dagli inciuci di Palazzo». Meno di un anno dopo approda a palazzo Chigi con un inciucio di Palazzo. In un’altra occasione ribadisce che per arrivare a palazzo Chigi «o passi dal consenso popolare o non sei credibile». Per sua stessa ammissione, non sarebbe credibile.  TUTTO COMINCIÒ: CON #ENRICOSTAISERENO
È ormai memorabile il suo tweet di rassicurazione al premier Enrico Letta. È il 17 gennaio 2014, Renzi è già segretario Pd, quando tranquillizza Letta così: “Enrico stai sereno, nessuno ti vuole fregare il posto”. Un mese dopo Letta va a casa e Renzi al governno. Nel novembre 2012, da candidato alle primarie, Renzi afferma: «Se vinciamo le primarie faremo solo 10 ministri». Da premier ne fece 16.
"VOGLIO LE PREFERENZE": MA TI BLOCCO IL CAPOLISTA...
L’11 novembre 2010, da sindaco, Renzi sostiene che occorre ridare agli elettori "il diritto di scegliere con le preferenze". Il 3 dicembre scorso aggiunge: «Porto avanti il lavoro per le preferenze nella legge elettorale». È finita coi capilista bloccati e una piccola concessione alle preferenze. Il 7 giugno 2014, da premier, afferma: "Ci sono le condizioni perché entro l’estate la legge elettorale possa essere approvata". Quell’estate è trascorsa, siamo quasi a quella dopo e la legge elettorale non è ancora stata approvata definitivamente.
"NON CI SARÀ PIÙ IL SENATO" MA A SPARIRE È SOLO IL VOTO
Porta a porta , il 14 marzo 2014, Renzi promette: «Via il Senato». In realtà il Senato è ancora al suo posto, sarà (forse) solo modificato e conserverà molte prerogative in alcune delicate materie. Nel gennaio 2014 Renzi parla del Trattato di Maastricht: «È evidente che il tetto del rapporto deficit/pil al 3 per cento si potrà sforare». Due mesi dopo cambia versione: «Noi rispettiamo tutti i limiti che ci siamo dati, a partire da quelli del Trattato di Maastricht. L’Italia non chiede di sforare».
 "IO LE TASSE LE HO RIDOTTE" L’ISTAT NON è D’ACCORDO
Renzi flip-flop anche sui caccia F35. Nel luglio 2012 afferma: «Non capisco perché buttare via così una dozzina di miliardi». Nel marzo 2014 annuncia: «Le spese militari in Italia vanno ridotte. Tagli anche sugli F35». E un mese dopo: «Il problema in Italia è l’F24, non gli F35». Ed ecco il Renzi convinto di aver abbassato la pressione fiscale: «Io le tasse le ho ridotte», sostiene infatti in tv nel gennaio scorso. Nelle stesse ore l’Istat ne certifica l’aumento.
 "ORA LA SPENDING REVIEW" E LICENZIA IL COMMISSARIO

martedì 24 febbraio 2015

RESPONSABILITA’ CIVILE, LE TOGHE ORA PAGHERANNO PER I PROPRI ERRORI


Con il "sì" definitivo della Camera, il disegno diventa legge. Ecco i punti principali
Il testo è stato approvato, definitivamente. Con 265 sì, 51 no e 63 astensioni la responsabilità civile per i magistrati ha superato l'ultimo ostacolo, il voto della Camera, ed è legge.
Un sì definitivo, quello arrivato dai deputati, che permetterà a chi ha subito un danno dalla giustizia di chiedere i danni allo Stato, che avrà dunque l'obbligo di rivalersi sul magistrato.
Tra i punti principali del provvedimento c'è la responsabilità indiretta, per cui lo Stato dovrà risarcire direttamente i danni della malagiustizia e sono in un secondo momento potrà rifarsi. Diventerà obbligatoria l'azione "di rivalsa" dello Stato e il risarcimento al magistrato dovrà essere chiesto entro due anni dalla condanna.
Non ci saranno più controlli preliminari sull'ammissibilità della domanda di risarcimento contro lo Stato. Cancellata dunque la funzione di filtro che oggi è del tribunale distrettuale.
Le ipotesi di colpa grave saranno ridefinite e scatteranno non soltanto per l'affermazione di un fatto inesistente o la negazione di uno esistente, ma pure per violazione manifesta della legge e del diritto comunitario e travisamento del fatto o delle prove.
La portata della clausola di salvaguardia sarà rivista. Il magistrato non sarà chiamato a rispondere dell'attività di interpretazione della legge e valutazione di fatto e prove, ma si escludono i casi di dolo, colpa grave e violazione manifesta della legge e del diritto della Ue.

lunedì 23 febbraio 2015

IL DITTATORELLO CRESCE NEI SONDAGGI? E' IL FATALISMO DI CHI NON VEDE ALTERNATIVE. DIAMOGLIELE. IL 9 MARZO, IL PRIMO GIORNO DI PIENA LIBERTA' DI BERLUSOCNI, E' VICINO

Come si spiega allora che Renzi sia, secondo le rilevazioni di Pagnoncelli per il Corriere, in risalita nei sondaggiI dittatori di fatto generano uno strano rapporto, quello tra vittima e carnefice. Subentra una specie di fatalismo, un consenso mesto perché non si scorge alternativa realistica. Non può esserla quella di Grillo, il cui corteo di adepti somiglia all'ora di ricreazione in un manicomio, non lo è neppure il lepenismo di Salvini, la cui testa è utilitaristicamente immersa nella propria pancia.

Forza Italia? C'è un bel lavoro da fare, una lunga marcia. La liberazione di Berlusconi consentirà una ripresa di vigore e di energia di sicuro. Avremmo guadagnato tempo e diffuso un messaggio positivo immediato se dopo aver risposto – su invito del medesimo Berlusconi – alla prepotenza solitaria di Renzi uscendo dall'Aula, svincolandoci così da un Patto infranto ma ancora vischioso per troppi, non si fosse derubricata una scelta chiara e distinta a mossa esagerata. Un bel modo di confondere la gente. Di insinuare dubbi. Di dare spazio oltretutto a manifestazioni divisorie invece che arricchenti. Non vediamo l'ora che arrivi il 9 marzo. Berlusconi libero e forte. Chi lo sottovaluta o lo ritiene spaventato da colpi sotto la cintura giudiziaria, non lo conosce. “Il Mattinale” è nato pronto per ricominciare, abbiamo il magazzino pieno di idee, e il nostro forno produce roba fragrante per un'alternativa che spezzi la solitudine dell'Italia e degli italiani.

mercoledì 18 febbraio 2015

LIBIA: MEMORIA CORTA DELLA SINISTRA


Vediamo le dichiarazioni di Napolitano. Intervistato dal quotidiano ‘Il Manifesto’ per chiedere spiegazioni su quanto ciò fosse compatibile con l’articolo 11 della costituzione italiana, che vieta la guerra contro altri popoli, Napolitano ha detto che “l’articolo 11 della Costituzione deve essere letto e correttamente interpretato nel suo insieme. Partecipando alle operazioni contro la Libia sulla base della risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, l’Italia non conduce una guerra, né per offendere la dignità di altri popoli, né per risolvere controversie internazionali”. In un’intervista rilasciata a ‘La Stampa’ lo scorso 12 luglio il Presidente Napolitano interrogato sulla crisi libica ha dichiarato: “La verità è che la comunità internazionale, dal dopo 11 settembre 2001, non è riuscita ad affrontare e ad avviare a soluzione con mezzi politico-diplomatici nessuna crisi”. Infatti. Si optò per una risoluzione armata del focolaio libico invece che puntare su “mezzi politico-diplomatici”, ostacolando l’allora Presidente Berlusconi e sostenendo il Presidente francese Sarkozy con queste parole: “Tutti siamo preoccupati per quello che succede in Libia dove ci sono repressioni forsennate e violente rivolte contro la stessa popolazione libica da parte del governo e del suo leader Gheddafi”. A suo dire l’ulteriore impegno nella regione costituiva il “naturale sviluppo della scelta dell’Italia compiuta a marzo”.
Non solo. Il più forte sostegno alla guerra in Libia venne dall’allora opposizione di centro-sinistra. Il Pd sostenne con entusiasmo la guerra della Nato contro la Libia. Il 23 marzo e il 4 maggio il Pd si è pronunciato molto favorevolmente in Parlamento agli attacchi della NATO. Durante la seduta del 4 maggio, il leader del Pd Pier Luigi Bersani propose una mozione che obbligava il governo a “continuare nell’adottare ogni iniziativa necessaria ad assicurare una concreta protezione dei civili”, a seguito al testo della risoluzione Onu che diede il via libera alla guerra. Bersani affermò: “vogliamo capire anche se la maggioranza è in grado di garantire gli impegni presi”. La sua mozione fu portata a termine con una larga maggioranza, con l’astensione della coalizione di governo. Non solo. La migliore resta questa dichiarazione: “Berlusconi ha ripetuto per anni: ‘amico Putin, amico Gheddafi’, ma a cosa ci hanno portato le sue relazioni speciali? Ad essere il tappetino delle autocrazie, se non vere e proprie dittature”. Parole che si commentano da sole.

martedì 17 febbraio 2015


SI ALL’INTERVENTO IN LIBIA, MA IL GOVERNO COINVOLGA IL PARLAMENTO


"La drammatica evoluzione della situazione in Libia é la dimostrazione di quanto furono sbagliate le scelte occidentali relative al Nord Africa negli anni passati. Scelte che non abbiamo mai mancato di criticare e denunciare, ben prefigurando quali nefasti scenari futuri avrebbero prodotto.
Oggi purtroppo la realtà ci dà ragione. L'Italia non può tollerare la minaccia derivante dall'esistenza di un califfato dichiaratamente ostile alle proprie porte, sulle coste di uno Stato, la Libia appunto, ormai totalmente fuori controllo e distante poche centinaia di chilometri dalle nostre coste. Accogliamo con favore l'intento del governo di non abdicare alle responsabilità che ci derivano dal ruolo che il nostro paese deve avere nel Mediterraneo e nella difesa del nostro continente, della sua civiltà e dei suoi valori di libertà, oggi minacciati.  Forza Italia, in questi venti anni sia da forza di governo che di opposizione, non ha mai rinunciato ad assumersi le proprie responsabilità e anche oggi é pronta a contribuire in modo costruttivo alle difficili scelte che il nostro paese dovrà prendere. Ci auguriamo che l'esecutivo voglia al più presto coinvolgere il Parlamento tutto nell'assunzione di decisioni che, per la loro gravità, debbono trascendere le appartenenze di parte e di schieramento".
Dopo la notizia del possibile invio di 5mila soldati italiani nell'ex colonia, il Cavaliere si dice d'accordo con l'ex alleato del Nazareno. Prodi: "Non so perché non fui coinvolto quando le autorità libiche mi chiesero come mediatore". Salvini: "I migranti? Lasciamoli al largo" Forza Italia ha detto sì: il partito ex alleato del Pd in tema di riforme garantisce il proprio appoggio al governo su un eventuale intervento militare in Libia. E’ stato il leader azzurro in persona a giudicare positivamente il possibile invio di 5 mila soldati nell’ex colonia per contrastare l’avanzata dell’Isis: “Un intervento di forze militari internazionali, sebbene ultima risorsa, deve essere oggi un’opzione da prendere in seria considerazione – ha detto Silvio Berlusconi- accogliamo con favore l’intento del governo di non abdicare alle responsabilità che ci derivano dal ruolo che il nostro paese deve avere nel Mediterraneo”. La questione libica offre quindi al Cavaliere, nonché contraente del patto del Nazareno, l’occasione per tendere la mano all’ex alleato Matteo Renzi e per far intravvedere la possibilità di una riappacificazione.
Giovanni Toti è ancora più chiaro: “L’esecutivo – ha dettol’europarlamentare e consigliere politico di Forza Italiadeve coinvolgere tutte le forze politiche e non solo quelle che sostengono il governo perché qui si parla di 5mila soldati italiani che rischiano la vita. Il nostro partito – ha sottolineato – non ha mai fatto mancare il suo supporto, per cui saremo sicuramente d’accordo in caso di un intervento in Libia”.

venerdì 13 febbraio 2015

RENZI SI RIMANGIA LA PAROLA DATA, SOLO ANNUNCITE


D-day azzurro – Spezzate le catene di un patto tradito e di una sentenza ingiusta, il 9 marzo parte la grande offensiva di Silvio Berlusconi per l'alternativa moderata alla sinistra.
Illusioni – Avevamo creduto in un profondo cambiamento dei rapporti politici in questo Paese, di cui le riforme erano solo un aspetto, importante, ma non unico. Forza Italia aveva avviato un percorso di collaborazione per cambiare lo Stato, garantire al Paese una legge elettorale efficace, scegliere insieme gli elementi di garanzia del sistema, come il Presidente della Repubblica. Nulla è cambiato. Il Partito Democratico, quando gli conviene, non esita a rimangiarsi la parola data.
Una fase nuova - Si è aperta una fase nuova a cui tutti devono partecipare: chi si sottrae abdica alle proprie responsabilità e alimenta i sospetti di strumentalità della proprie critiche. Non abbiamo interrotto il nostro lavoro costruttivo. Ma non accetteremo più di votare per tutte quelle parti che avevamo accettato solo per amore di un disegno più ampio e più importante.
Uniti si vince - Dobbiamo anche lavorare sul territorio dove il nostro partito ha bisogno di un nuovo slancio, di una rinascita in vista delle ormai prossime elezioni regionali. Bisogna lavorare con generosità per ricostruire un centrodestra alternativo alla sinistra perché uniti si vince, divisi si perde.
Politica estera/1 – Immigrazione, troppi morti che non dovevano partire. Bisogna fermare i barconi in viaggio dalle coste libiche e una maggior deterrenza richiede zero tolleranza verso gli scafisti. L’Europa ha l’obbligo di intervenire su terra, aria e mare; il vecchio continente è colpevole della polveriera libica, lo è dal momento in cui si è fatta carico dell’attacco al regime di Gheddafi. Berlusconi non si sbagliava.
Politica estera/2 – La totale indifferenza di cui gode l’Italia sul piano internazionale è lo specchio del terzo governo fantoccio non eletto dal popolo. L’accordo trovato a Minsk questa mattina ne è l’ultimo esempio. Per fortuna c’è Berlusconi, l’unico politico italiano che permette al nostro Paese di avere voce in capitolo. Il resto sono solo tristi pagine di annuncite e di subordinazione.


giovedì 12 febbraio 2015

DAL 9 MARZO SARO’ IN CAMPO ANCH’IO, SONO SICURO CHE SARETE TUTTI IN CAMPO CON ME: CERTAMENTE!



Caro Vincenzo,
oggi ho proposto ai gruppi parlamentari questa riflessione. La convidivido con te e con tutti gli amici di forzsilvio,it  Ci troviamo qui oggi per sancire insieme un cambio di linea. Diciamo subito che non siamo stati noi a voler abbandonare un percorso, quello delle riforme condivise.
E' stato il Partito Democratico a cambiare le carte in tavola e noi non possiamo far altro che prenderne atto, con rammarico.  Avevamo creduto in un profondo cambiamento dei rapporti politici in questo Paese, di cui le riforme erano solo un aspetto, importante, ma non unico.
La proposta del nuovo Segretario del Pd, Renzi, di un dialogo ampio sulle istituzioni poteva essere la strada per uscire da quella guerra civile strisciante che ha avvelenato l'Italia negli ultimi venti anni. Avevamo condiviso le parole di Renzi, quel ragionamento teso a costruire un bipolarismo, anzi, un bipartitismo maturo.
Quel ragionamento suonava così: il Governo, in una democrazia bipolare, è affare di chi vince le elezioni, che deve essere messo in grado di decidere e di rispondere delle proprie scelte davanti agli elettori, senza scarichi di responsabilità.
Le istituzioni sono invece patrimonio di tutti i cittadini, sono patrimonio di tutte le forze politiche che li rappresentano. Nessuno può considerarle cosa propria, da cambiare o utilizzare per pure finalità o vantaggi di parte. All'interno di questo ragionamento avevamo avviato un percorso di collaborazione per cambiare lo Stato, garantire al Paese una legge elettorale efficace, scegliere insieme gli elementi di garanzia del sistema, come il Presidente della Repubblica.
Non tutto in questo percorso ci convinceva, ma il progetto complessivo che poteva portare alla nascita della nostra Terza Repubblica su basi diverse dalla Seconda, era tale e di tale importanza, da farci accettare anche alcune forzature dei nostri compagni di viaggio e alcuni sacrifici, anche dolorosi.
Purtroppo il Partito Democratico ha voluto interrompere questo percorso, e lo ha fatto mostrando il suo vero volto, dimostrando la propria incapacità di cambiare confermando di considerare lo Stato e le istituzioni come cosa propria e non patrimonio di tutti, un patrimonio da usare a proprio esclusivo vantaggio.

sabato 7 febbraio 2015

PECCATO DI OMISSIONE.

 Renzi e Padoan non si costituiscono parte civile contro le agenzie di rating nel processo di Trani. Eppure hanno giurato sulla Costituzione che all'articolo 47 dichiara: “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme”. Perché? Complicità? Bisogno di benevolenza da chi ha manipolato i mercati nel 2011, in combinazione con i golpisti del complotto? Noi insistiamo: commissione d'inchiesta parlamentare

venerdì 6 febbraio 2015

RENZI HA ROTTO IL PATTO

Per Berlusconi e per noi di Forza Italia essere leali è una prerogativa indispensabile per dare pace e prosperità agli italiani. La rottura del Patto, di cui è bene l’arbitro del Quirinale sia avvertito, è dovuta alla scorrettezza di un giocatore.
Renzi ha spezzato l’architrave, viene giù tutto – Non è Forza Italia che scoppia, come dicono i giornalini. Il nostro ‘no’ unanime a Renzi deve prevalere sul resto, e questo fa scoppiare la bolla speculativa del renzismo.
Slealtà di una parte contraente – Ricordiamo che la regola aurea di un qualsivoglia patto o contratto sottoscritto da due o più parti è il mantenimento della fiducia e della lealtà reciproche qualora si voglia mantenere in piedi un patto, come nel caso di una qualsiasi modifica. Renzi ha disatteso il Patto e per questo lo riteniamo sleale. Nulla sarà più come prima.
La lealtà non è una pagina ingiallita del catechismo per vecchie zie. È il valore vero e autentico del ceto medio, che è consistenza e la risorsa vera di questo Paese. Una risorsa fatta di brave persone, che sono l’ossatura economica e sono state e saranno la garanzia di una ricostruzione della prosperità per l’intera Italia.
– Se risorgeremo è perché il ceto medio ha una base morale che contraddice l’archetipo diffamatorio dell’italiano medio alla Alberto Sordi, e oggi diremmo alla Matteo Renzi. Che è sempre pronto a fregarti, sulla base del così fan tutti.
Matteo Renzi ovvero l’inaffidabilità del leader – Sarà questa una delle caratteristiche con cui sarà ricordato il “giovin signore”? Le premesse ci sono tutte.
Giocatore scorretto – Nulla sarà più come prima. Nel Parlamento, anzitutto. Imporre tour de force irragionevoli alla Camera dei deputati offende le prerogative costituzionali dell’Assemblea su cui si regge la democrazia italiana. Ed anche qui vale il monito del Presidente della Repubblica sul rispetto necessario delle procedure del Parlamento. Il giocatore è scorretto, intervenga l’Arbitro.