venerdì 26 febbraio 2016

giovedì 25 febbraio 2016

USA SPIAVANO BERLUSCONI, SERVE COMMISSIONE DI INCHIESTA. TUTTO SI MUOVE LENTAMENTE PERCHE’ SILVIO FA ANCORA PAURA…..

         
Una commissione parlamentare di inchiesta e il governo in Aula alla Camera per rispondere alle domande dei parlamentari. Lo ha chiesto Renato Brunetta intervenendo alla Camera dopo le rivelazioni sulle intercettazioni da parte dell'agenzia governativa americana Nsa durante il governo Berlusconi. "Rischia di essere uno dei più grandi scandali della nostra Repubblica e chiediamo ancora una volta una commissione di inchiesta"

lunedì 22 febbraio 2016

#‎JOBSACT. IMBROGLIO COSTOSO E DANNOSO, RENZI-POLETTI VERGOGNA

Noi l’avevamo detto, oggi sul Fatto Quotidiano lo conferma Luca Ricolfi, che è il maggiore esperto di analisi dei dati: il Jobs act è stato un imbroglio, costoso e dannoso.
Il Jobs act doveva ridurre la precarietà e invece, secondo l’analisi di Ricolfi, durante il 2015 il tasso di occupazione precaria, ossia la quota dei lavoratori dipendenti con contratti temporanei, ha raggiunto il massimo storico da quando esiste questa statistica (2004), superando il 14%.
Quanto ai 764.000 posti stabili in più del 2015 decantati da Renzi, questi sono la somma fra il numero delle trasformazioni (578.000) e il saldo fra assunzioni e cessazioni (186.000). Per quanto riguarda le trasformazioni, secondo Ricolfi è vero che quelle del 2015 sono state di più di quelle del 2013 e del 2014, ma se risaliamo anche solo al 2012 (l’anno di Monti) le trasformazioni erano state oltre 600.000, ossia un po’ di più di quelle vantate dal governo per il miracoloso 2015. E questo nonostante quello di Monti sia stato un anno di recessione. Resterebbe il saldo di 186.000 contratti stabili in più, ma, dice Ricolfi, sono dovuti alla decontribuzione e non al contratto a tutele crescenti del Jobs act. Inoltre, la modesta ripresa occupazionale si deve al fatto che anche il Pil è tornato a crescere, ancorché poco, più che a specifiche norme volte a favorire l’occupazione.
E poi non bisogna dimenticare, sempre secondo Ricolfi, il decreto Poletti del marzo 2014, che liberalizzava le assunzioni a termine, permettendo molteplici rinnovi. Una misura in direzione opposta a quella del Jobs Act, perché incentiva le assunzioni a tempo determinato.
Tutto sommato, conclude Ricolfi e noi siamo d’accordo, non è valsa la pena di spendere i 2 miliardi per la decontribuzione delle nuove assunzioni nel 2015, che tra l’altro ha un ulteriore costo di 5 miliardi nel 2016 e 5 miliardi nel 2017, per un totale di 12 miliardi, oltre ad aver drogato il mercato del lavoro. E quella del 2015, quindi, potrebbe rivelarsi una “bolla occupazionale”.
Renzi e Poletti, invece di esultare, si vergognino.

domenica 21 febbraio 2016

DUE ANNi BUTTATI


Alessandro Sallusti - Renzi compie due anni di governo. Spiace dirlo, ma in soli 24 mesi il premier ha dissipato un patrimonio di speranza e ottimismo che non si vedeva dai tempi della discesa in campo di Silvio Berlusconi del 1994 Ha avuto la grande occasione di aggregare le forze migliori, le più moderne, riformiste ed esperte, del Parlamento e del Paese, e forse per un momento ci ha pensato e addirittura provato davvero. Il famoso Patto del Nazareno, con il quale ha inaugurato la sua segreteria, doveva e poteva essere l'antipasto di un nuovo pranzo da apparecchiare agli italiani. L'errore è stato pensare che Renzi fosse in grado, per storia, cultura e carattere, di stare seduto a capotavola di un desco così importante. E invece è stato un disastro.I suoi coinquilini del Pd li ha relegati in cucina a lavare i piatti, l'ospite d'onore Silvio Berlusconi trattato come un cameriere, al socio Alfano ha servito gli avanzi di un pranzo consumato in allegria con gli amici di sempre, una banda di ragazzini e faccendieri catapultati di botto dai giochini bancari della Toscana alla sala dei bottoni dell'ottava potenza mondiale.Il risultato lo abbiamo sotto gli occhi. Il Parlamento è un bivacco di disperati e traditori, il Paese non cresce, la Borsa crolla e ogni giorno spunta una nuova emergenza. L'Europa se ne è accorta e sguazza nelle nostre debolezze. Lui, Renzi, tira diritto, anche se la spavalderia di un tempo è solo un ricordo. Ai suoi che cominciano a guardarlo con aria preoccupata replica deciso: tranquilli, adesso mandiamo tutti a quel paese e ci facciamo il «Partito della Nazione». Ma è solo l'ennesima bugia, un comperare tempo. Comperare tempo, ecco cosa ha fatto Renzi per due anni. Ma ora il tempo sta per scadere. È tardi anche per il «Partito della Nazione». Un conto era assemblare eccellenze, altro è raccattare come è avvenuto - scarti di altri partiti, leaderini reduci da clamorosi fallimenti, frustrati rancorosi e via dicendo. Quanto potrà resistere Renzi in queste condizioni? Qualche mese, qualcuno dice un anno. Peccato, due anni fa ci eravamo preparati a scrivere tutta un'altra storia, non fatta di prese in giro, furbate e ricatti.

giovedì 18 febbraio 2016

HA PENSATO SOLO A CONSENSO INTERNO E NO A NUOVA VISIONE EUROPA


"La domanda politica popperianamente verificabile è: cosa ha fatto lei, cosa ha fatto il suo Governo in questi due anni per cambiare questa Unione Europea? Non chiacchiere, non frasi che suonano bene, non Telemaco. Fatti".
Lo ha detto Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia, intervenendo in Aula a Montecitorio durante le comunicazioni del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in vista del Consiglio europeo del 18 e 19 febbraio.
"Cosa ha fatto lei in due anni? Ha interpretato il suo ruolo in Europa in maniera retorica, miope, variabile, a seconda delle convenienze. Pensando molto più ai riflessi sul consenso interno che a una nuova visione dell'Europa", ha aggiunto Brunetta. BREXIT E IMMIGRAZIONE SONO FALLIMENTI DELL'UNIONE EUROPEA "La Brexit indica un assetto dell'Unione a geometrie variabili, e che a determinare le scelte degli Stati membri non sono più gli ideali, il senso comunitario dei padri fondatori, ma l'opportunismo. Il secondo, i migranti, ci riporta a un'emergenza a cui l'Europa non ha saputo dare risposte, con l'unico risultato della costruzione di muri e di cancelli, ivi compreso il muro al Brennero".
"Gliene ha parlato l'altro giorno il Primo Ministro austriaco? E' mai successo che un muro sia stato messo nelle frontiere rispetto ad un Paese fondatore dell'Unione? E lei non ha detto nulla signor Presidente del Consiglio. E' a rischio Schengen, ma con Schengen è a rischio l'Europa".
"E' il solito modo dell'Europa di rispondere alle crisi: troppo poco e troppo tardi. Con gli effetti collaterali che ne derivano: disgregazione politica, economica e sociale. Purtroppo da queste crisi l'Europa sembra non aver imparato nulla se Paesi importanti come la Gran Bretagna minacciano di uscire dall'Ue, e il fenomeno resta tragicamente irrisolto e i mercati finanziari sono ancora ogni giorno in forte tensione".

martedì 16 febbraio 2016

RENZI TAGLIA LE REVERSIBILITA’ ALLE VEDOVE E LA ESTENDE ALLE COPPIE GAY.


L'ultimo schiaffo ai pensionati. Renzi taglia lae pensioni di reversibilità alle vedove: saranno legate all'Isee. Nel frattempo il ddl Cirinnà la estende alle coppie gay. L'ira di Gasparri: "Ingiustizia sociale che va a colpire le persone più deboli"
Sergio Rame - "È incredibile che il governo italiano stia pensando di tagliare le pensioni di reversibilità per i vedovi e le vedove e al tempo stesso le estenda alle coppie gay".
Maurizio Gasparri smaschera Matteo Renzi. Esponenti vicini al premier vogliono rivedere le pensioni di reversibilità, ovvero quelle erogate agli eredi alla morte del pensionato o del lavoratore che muore avendo maturato i requisiti per l'assegno. Peccato che, una volta approvato il ddl Cirinnà sulle unioni civili, le coppie omosessuali godranno della reversibilità che viene, invece tagliata alle vedove.
Non nappena la proposta renziana di legare all'Isee le pensioni di reversibilità è arrivata in Commissione Lavoro alla Camera, il centrodestra è insorto. "Così fregano migliaia di persone, soprattutto donne rimaste vedove, rubando contributi effettivamente versati, per anni - tuona Matteo Salvini - un governo che fa cassa sui morti mi fa schifo". Palazzo Chigi ha provato a spegnere le polemiche spiegando che, "se ci saranno interventi di razionalizzazione, saranno solo per evitare sprechi e duplicazioni, non per fare cassa in una guerra tra poveri". "La delega del governo dà non toglie", assicura lo staff del premier ricordando che il governo ha stanziato per la prima volta un miliardo di euro strutturale su una misura unica di lotta alla povertà. "Inoltre - viene ricordato a Palazzo Chigi - qualsiasi intervento varrà solo sulle prestazioni future e non su quelle in essere, che quindi non verranno toccate". Le rassicurazioni della presidenza del Consiglio non convincono le opposizioni. Anche perché, come fa notare Gasparri, il governo da una parte taglia le pensioni di reversibilità a vedovi e vedove, dall'altra le estende alle coppie gay. "Renzi ci spieghi i motivi di questo vergognoso atto di ingiustizia sociale che va a colpire le persone più deboli - tuona il senatore di Forza Italia - per privilegiare pochi si danneggiano tanti". Chi è stato privato di un affetto ora rischia anche di non avere più ciò che economicamente gli spetta per continuare ad andare avanti. Nel frattempo, però, il ddl Cirinnà sulle unioni civili amplia la platea dei beneficiari in termini imprevedibili e suscettibili di ulteriori comportamenti opportunistici. "Invece di tagliare sprechi e privilegi, a partire dalla vergogna delle pensioni d'oro - tuona Giorgia Meloni di Fratelli d'Italia - Renzi e la sinistra se la prendono con la povera gente e continuano a fare marchette alle lobby e alle banche".
La mossa dei renziani scontenta alle le associazioni omosessuali che, pur godendo dei privilegi introdotti dal ddl Cirinnà, temono di vedersi ridurre garanzie e tutele. "Da una parte si mette sulla carta un diritto, quello alla reversibilità, dall'altra lo si abolisce - tuona Fabrizio Marrazzo, portavoce di Gay Center - si vuole smantellare lo stato sociale lasciando soprattutto gli anziani senza assistenza".

venerdì 12 febbraio 2016

BRUNETTA: BANCHE, “GOVERNO RENZI NEL CAOS, CDM VUOTO DI CONTENUTI E PROVVEDIMENTI”


 “Capiamo l’iperattivismo di Matteo Renzi, il voler stressare la sua giovane età, l’inizio della sua giornata presto la mattina e la fine tardi la sera, ma quella dei Consigli dei ministri notturni sta diventando una cattiva abitudine. Lo ha fatto il 20 gennaio quando è stata approvata la copertina degli 11 decreti legislativi della riforma Madia (i cui testi sono stati pubblicati dopo quasi un mese), e lo ha fatto ieri con i provvedimenti relativi al settore bancario di cui, ancora una volta, è stata approvata solo la copertina e non si conoscono i testi. Che ci sia una precisa volontà di Renzi di far passare queste norme a luci spente a mezzanotte, sperando che nessuno si accorga dei pasticci che fa? Con particolare riferimento al Consiglio dei ministri di ieri, nulla ha fatto il governo per il ristoro degli azionisti e degli obbligazionisti subordinati truffati dagli amministratori delle quattro banche interessate dal famoso decreto di domenica 22 novembre 2015, nonostante l’impegno, ancorché non sufficiente, preso con la Legge di stabilità e già da due mesi dato per fatto. E poi ci chiediamo, come è stato “recepito nella legislazione l’accordo raggiunto con la Commissione Europea sullo schema di garanzia per agevolare le banche nello smobilizzo dei crediti in sofferenza”? Quali sono i termini di quell’accordo? Anche in questo caso, a distanza di oltre due settimane (era il 26 gennaio) dall’incontro a Bruxelles tra il ministro Padoan e la commissaria europea Vestager, nulla è dato sapere.
In piena tempesta sui mercati, il governo italiano è incapace di dare una risposta seria e credibile alla crisi finanziaria, convocando Consigli dei ministri volutamente notturni e colpevolmente vuoti di contenuti e di provvedimenti: governo Renzi nel caos”.


giovedì 11 febbraio 2016

FOIBE: BERLUSCONI, RENDIAMO ONORE A ITALIANI VITTIME COMUNISMO


Roma, 10 feb. (AdnKronos) - “In questa giornata del ricordo per le vittime delle Foibe, istituita dal nostro governo di centrodestra nel 2004, rendiamo onore agli italiani che pagarono con una morte terribile il loro attaccamento alla nostra Patria. Non si piegarono alla cieca brutalità comunista, non abbassarono lo sguardo dinanzi ai loro spietati carnefici ma si immolarono per la libertà e la democrazia dell’Italia". Così in una nota il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. "Erano, sono - prosegue l'ex premier - le nostre madri e i nostri padri, le nostre sorelle e i nostri fratelli di Fiume, dell’Istria e della Dalmazia, scacciati dalle loro case e privati di tutto ciò che possedevano. Noi oggi li ricordiamo, con riconoscenza ed emozione. Non dimenticheremo mai quella barbarie, non dimenticheremo mai i crimini del comunismo contro l’Italia e contro l’umanità”

martedì 9 febbraio 2016

BAD (cattiva) BANK SARA’ LA PAROLA SCRITTA SULLA LAPIDE DEL GOVERNO RENZI

Oltre alle sofferenze da 200 miliardi, le nostre banche nascondono 185 miliardi di euro di incagli. Renzi non fa nulla e tira troppo la corda con l’Ue. Bisignani: “Presto ci troveremo la Troika”
Luigi Bisignani scoperchia il bluff di Matteo Renzi che siede su uno dei più grandi buchi economici della storia bancaria italiana. Oltre alle sofferenze da 200 miliardi di euro il governo dovrà, infatti, fare prima o poi i conti con 185 miliardi di euro dei cosiddetti “incagli” che le banche tengono nascosti per non fare saltare l’interno sistema. “Il braccio di ferro con Bruxelles sarebbe sacrosanto se si votasse presto – avverte Bisignani – ma alla lunga rischia di diventare un dramma”. A essere esposto al fuoco di tiro degli investitori è l’intero sistema bancario italiano, oberato dai crediti in sofferenza per oltre 200 miliardi. A questi, si aggiungono appunto altri 185 miliardi di incagli. A certificarli c’è un rapporto riservato della Bce. “A Francoforte – svela Bisignani – serpeggia il sospetto che buona parte di questi ultimi venga forzatamente trattenuta in questa categoria per non far saltare il sistema. Prima della direttiva sul bail in se le banche erano in difficoltà interveniva lo Stato, ciò dava sicurezza ai risparmiatori, ora invece a pagare sono chiamati gli azionisti, gli obbligazionisti e i correntisti oltre 100mila euro, che, terrorizzati anche dalle inchieste, sono pronti a ritirare i depositi”. Quello che paventa Bisignani è il panic selling o “panico finanziario”. Una iattura ben più pericolosa dello spread.
Anziché muoversi a tamponare una situazione di per sé già abbastanza drammatica, il governo continua a rinviare i provvedimenti per banche e risparmiatori. “Renzi – incalza Bisignani – dimostra di non sapere come muoversi e contribuisce al clima di smarrimento”. E per questo la partita in Europa sta diventando sempre più pericolosa. Tanto che, fa notare Bisignani, “il premier ha legato il tema banche, rimpinzate di debito pubblico, con quello della flessibilità e dell’immigrazione, per la quale subiamo la minaccia della chiusura di Schengen e dell’invasione di milioni di disperati”“Se Renzi non risolve le tre questioni intrecciate – conclude – ci troveremo in una difficile situazione di ordine pubblico, e con la Troika che ci rimetterà i conti in ordine”.

sabato 6 febbraio 2016

ASL LUGO INCOMPRENSIBILE IL MODO DI OPERARE DEL PRONTO SOCCORSO: 9 MESI PER RISPONDERE


            L’Asl della Romagna tramite la Direttrice del Presidio ospedaliero di Ravenna-Lugo - a seguito di una mia interrogazione dell’aprile 2015 nella quale chiedevo se rispondesse al vero che sarebbe stato violato il diritto dei pazienti che accedono al Pronto Soccorso e che nelle ore notturne vengono sottoposti ad esami radiologici, di ricevere risposta scritta in tempi brevi, ordinariamente sessanta minuti; il medico non presente in ospedale ma reperibile deve infatti raggiungere il posto di lavoro entro 30’ dalla chiamata e fornire tempestivamente  il referto.
 E’ evidente che se tali indicazioni non vengono rispettate, possono configurarsi non solo comportamenti illeciti, ma anche gravi rischi per i pazienti.
La risposta dell’Asl conferma purtroppo quanto temevamo quando ammette che “non si vuole negare la presenza di procedimenti disciplinari attualmente in corso che riguardano il personale medico della Radiologia su un episodio realmente accaduto di posticipo della refertazione. L’episodio deve considerarsi come una eccezione alla gestione della attività”. Ci mancherebbe solo che tali comportamenti segnalassero una routine!
Ma riteniamo che sia bene chiarire che l’episodio sarebbe connotato non solo dall’ assenza del medico reperibile durante l’esecuzione dell’esame richiesto dal Pronto Soccorso nelle ore notturne, ma anche dalla mancata contestuale refertazione dell’esame che risulterebbe stata predisposta nel mattino successivo - e dunque diverse ore dopo – da un radiologo  diverso da quello che era reperibile durante la notte. Se queste informazioni rispondessero al vero, emergerebbe una situazione che potrebbe lasciare supporre un accordo precostituito fra professionisti.
Senza approfondire la valutazione sul ritardo nella compilazione del referto (che potrebbe configurare una situazione di ritardo di diagnostica per un paziente del Pronto Soccorso) ci risulta incomprensibile come un siffatto modo di operare non abbia provocato una richiesta di chiarimenti da parte del Pronto Soccorso che aveva richiesto l’esame ed aveva la gestione clinica del paziente.
Una considerazione finale: nove mesi per rispondere ad una interrogazione come questa, forse per errore della Provincia di Ravenna (risposta consegnatami il 20 gennaio ’16),  fanno forse pensare ad una elevata inefficienza del servizio pubblico? che si protrae da molti anni e si estende fino ai vertici dell’azienda, che intenzionalmente o meno genera una tolleranza o forse una connivenza e protezione rispetto alle piccole e grandi illegalità di cui si sta occupando la magistratura, certo una risposta aggiornata ad oggi sarebbe importante insieme alla risposta ad un’altra interrogazione presentata il  30 ottobre 15 sempre sul servizio di radiologia.         
Vincenzo Galassini Consigliere Provinciale Ravenna FORZA ITALIA

mercoledì 3 febbraio 2016

LA “BOMBA ATOMICA” DI MATTARELLA: IL COLPO PER MANDARE A CASA RENZI

Sergio Mattarella ha molti dubbi "tecnici" e non solo sulla legge Cirinnà. Come riporta il Giornale in un retroscena, per il Quirinale il "parametro di riferimento" è la sentenza 138 della Consulta che nel 2010 ha ricordato che nel matrimonio i coniugi sono da intendersi di sesso diverso, di conseguenza le unioni civili non possono essere considerate matrimoni. E poi c'è il capitolo delle adozioni, della cosiddetta stepchild adoption.
In un certo senso il presidente della Repubblica è già intervenuto quando su richiesta di alcuni esponenti del governo ha mostrato le sue perplessità in particolare sugli articoli due e tre della legge, quelli che rinviano in maniera troppo esplicita alla disciplina delle nozze. Il Quirinale ha elencato sedici rimandi del testo della senatrice del Pd al vigente diritto matrimoniale, un po' troppi per sperare di non urtare contro la sentenza della Consulta.
Per questo il Pd ha rivisto il provvedimento presentando 12 emendamenti firmati da Giuseppe Lumia (fra cui la perdita del cognome del partner se l'unione si rompe e il divorzio immediato). Ma i dubbi su come reagirà Mattarella restano, soprattutto dopo le pressioni della Cei che ha già chiesto al presidente di "intervenire" "se la legge non cambia". Il capo dello Stato, secondo i suoi consiglieri aspetta la discussione della legge in Parlamento, dopodiché dirà la sua. 

DEFICIT DI COMPRENDONIO


Davide Giacalone -  La Commissione europea contesta al governo italiano un deficit di comprendonio. Mentre la risposta che ci invia non significa affatto che i 231 milioni che verseremo alla Turchia, a valere sui 3 miliardi complessivi che riceveranno dall’Unione europea, non andranno a pesare sul deficit. Peseranno e diventeranno debito. Significa solo che non saranno contabilizzati ai fini del patto di stabilità. Per il resto, sono problemi nostri. Ancora venerdì scorso, nel corso della conferenza stampa con il cancelliere della Repubblica federale tedesca, il presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, dopo avere chiamato per nome proprio un bel po’ di governanti europei, volendo così testimoniare una scioltezza e una confidenza che, alla lunga, diventano imbarazzanti, ha poi rivolto una sfida alla Commissione: noi siamo pronti a dare i soldi alla Turchia, ma abbiamo chiesto di sapere, anche per le vie brevi, come saranno contabilizzati, senza che sia ancora giunta risposta. Il tono, in quel passaggio, si allontanava dalla familiarità dei colleghi in gita aziendale, non si rivolgeva più ad Angela e François, ma diveniva severo: poffarbacco, rispondetemi. Ed ecco la risposta: quei soldi non vanno a pesare sul patto di stabilità, così come vi abbiamo già scritto, nella nota di accompagnamento, alla fine di dicembre. Della serie: se almeno leggeste, si potrebbe evitare di ripetere le stesse cose. Se si volevano irritare gli interlocutori, senza ottenere nulla che non fosse già stabilito, non si poteva trovare via più efficace.
Posto ciò, rimane il
deficit. Non sarà messo in colonna fra gli impegni da rispettare con la Commissione, ma entrerà in quella dei quattrini che chiediamo al mercato e che vanno ad aumentare il debito pubblico. E se questo capita lo si deve non al fatto che sopraggiungano nuove e impreviste spese, ma al mancato taglio dei vecchi sprechi. Cui si aggiungono le nuove dilapidazioni, comprendenti anche i regali di compleanno. Con ciò non sostengo che quei soldi non vadano dati, ma che ci si è comportati da gradassi del tutto a sproposito. Nel merito dei soldi alla Turchia, semmai, faccio osservazioni diverse. Inutile sofisticare se quei fondi vanno a governanti che non sono esattamente gli eredi di Voltaire. Quando provi a fermare l’immigrazione non collaborando allo sviluppo delle zone affamate o alla pace di quelle in guerra, ma bloccando altrove le colonne in viaggio è evidente che assegni ad altri il lavoro sporco che non vuoi o non sai fare alle tue frontiere. Inutile poi lamentarsi se si tratta di soggetti discutibili, perché se non lo fossero non si presterebbero. Il fatto è che se investi i soldi lontano dalle frontiere che direttamente ti competono poi ne hai meno per solidificarle. Il che non significa erigere muri, ma istituire controlli e giurisdizione comuni. Come ripetiamo da anni. Noi italiani dovremmo essere i primi interessati a quel lavoro, usando tutto il peso della nostra influenza (che esiste eccome, se usata con criterio) per spingere l’intera Ue a scelte che direttamente ci interessano e sulle quali si è in grave ritardo. Invece abbiamo usato la petulanza per chiedere quello che ci era già stato dato, consistendo in nient’altro che nella gioia di vede aumentare il deficit e il debito.  Osservo anche che i turchi (un tempo bastione Nato) si sono messi in rapporto conflittuale, ma anche cointeressato con i russi, talché aumentano le dotazioni militari di questi ultimi a presidio dell’intera area e del Mediterraneo. In cambio i russi volano per combattere lo stato islamico, ma per il più bombardano gli avversari dei governanti siriani e turchi. E noi tutti, europei e non solo italiani, finanziamo un’operazione che serve a far scendere la nostra influenza e forza. I russi non sono i salvatori dell’occidente o della cristianità (chiedetelo a Cavour), ma, certamente, un interlocutore importante. Solo che cedere influenza e mantenere le sanzioni economiche, quindi arrecarsi due danni incoerenti fra loro, è capolavoro di cui pochi sono capaci. E non è certo dimostrando deficit di comprendonio che si pone rimedio. Davide Giacalone

GALASSINI AVEVA REGIONE E’ IN CORSO UN PROCEDIMENTO DISCIPLINARE. ASL LUGO: AL PRONTO SOCCORSO ABITUDINI ILLEGITTIME.


L’interrogazione : Ci viene riferito che presso il presidio ospedaliero di Lugo si verificherebbero episodi che, se trovassero conferma, configurerebbero comportamenti ed abitudini illegittime ed inaccettabili. I pazienti che accedono al servizio di Pronto Soccorso e  nelle ore notturne vengono sottoposti ad esami radiologici, dovrebbero ricevere la relativa risposta scritta in tempi brevi, ordinariamente attorno ai sessanta minuti. Pare invece che a Lugo, in alcuni casi, l’esito dell’esame venga redatto solo il mattino successivo, a distanza di molte ore dall’esecuzione dello stesso.
Se, come ci risulta, la regolamentazione sulla reperibilità comporta l’obbligo per il medico interessato di recarsi in ospedale entro trenta minuti dalla chiamata e di fornire la risposta scritta immediatamente, ci troveremmo, in questi casi, di fronte ad una palese violazione delle vigenti normative con conseguenti gravi rischi per i pazienti. Chiede pertanto di conoscere se tale situazione risponda al vero ed in tal caso quali provvedimenti siano stati adottati (o si intenda adottare) per evitare ai cittadini di trovarsi in tale intollerabile condizione. Consigliere provinciale Forza Italia Ravenna Vincenzo Galassini
In  riferimento alla richiesta di informazioni del Consigliere Vincenzo Galassini del 30/04/2015 si precisa quanto  segue:
presso l'ospedale di Lugo è attiva una radiologia che presta l'attività in sede nelle ore diurne feriali
È disponibile tramite pronta disponibilità nelle ore notturne e festive sia del medico che dei tecnici. L'istituto della pronta disponibilità prevede che il medico ed il tecnico attivati tramite portineria dell’ospedale si portino dentro la struttura nel più breve tempo possibile. Dalle  verifiche effettuate  tramite timbratura de! cartellini marcatempo si evidenzia che per ogni notte sono presenti uno o più accessi sia del medico che dei tecnico per gestire questa attività
Nel confermare che l’istituto della pronta  disponibilità viene esercitato secondo i dettami dati del contratto non si vuole negare la presenza di procedimenti disciplinari attualmente in corso che riguardano il personale medico della Radiologia su un episodio realmente accaduto di posticipo delle refertazione. L’episodio deve considerarsi come una eccezione alla gestione dell’attività e sulle responsabilità la Direzione sta prendendo i provvedimenti adeguati affinchè non si verifichino ulteriori fatti.  Dott.ssa Maria Grazie Stagni
Domani la risposta all’ASL

lunedì 1 febbraio 2016

E IO PAGO: LA BOLDRINI SALVA I BARBIERI DELLA CAMERA PROMOSSI ASSISTENTI PARLAMENTARI A 140MILA EURO L’ANNO



Negli ultimi anni il Reparto Barberia della camera ha ridotto gli introiti, 90mila euro circa a fronte di un costo di 500mila euro per il bilancio di Montecitorio, ovvero 400mila euro in perdita. Si calcola che taglino i capelli non più di 23 volte alla settimana, in tutto. Una soluzione andava trovata. Come scrive il quotidiano "Il giornale", la trattativa è finita a tarallucci e vino, con una delibera del massimo organo interno di Montecitorio che tiene aperto l' indispensabile servizio di barberia per gli onorevoli (esteso per pari opportunità, su indicazione della Boldrini, anche alle deputate come servizio di parrucchiere), con la differenza che i barbieri in servizio non saranno più sette, ma quattro. E gli altri tre? Qui sta il colpo di genio. I tre barbieri in esubero da domani diventeranno «assistenti parlamentari». In altre parole verranno promossi, perché l' inquadramento dei barbieri alla Camera è quello di «operatore tecnico», livello più basso rispetto all'«assistente parlamentare», a cui si accede per concorso come per le altre qualifiche. Lo stipendio? Più o meno lo stesso, intorno ai 140mila euro l'anno.