mercoledì 22 giugno 2016

SE LA SINISTRA ED IL PD VINCONO SOLO IN EMILIA ROMAGNA CI SARA' UN MOTIVO? E' ORA CHE IL CENTRODESTRA CAMBI ..


BOLOGNA RAVENNA RIMINI (VINTA AL PRIMO TURNO) 3 su otto comuni capoluogo italiani di questo turno elettorale che restano in mano al PD sono dell'Emilia Romagna. Un vero peccato bisognerà cambiare, magari imparando dalla Toscana o dalla Liguria dove la partecipazione dei militanti e la capacità dei dirigenti sembrano evidenti.
IL PD(di quelle ai ballottaggi) AVEVA 21 SINDACI DELLE CITTA' CAPOLUOGO ed OGGI SOLO 8 IL CENTRO DESTRA NE AVEVA 4 ED ORA MI PARE 10 I 5 STELLE 3 NEGLI 8 2 SONO DELL'EMILIA-ROMAGNA BOLOGNA E RAVENNA al PRIMO TURNO RIMINI. IL PD CONQUISTA ANCHE CESENATICO PER RESPONSABILITA' DI CHI HA VOLUTO DIVIDERE. FORZA ITALIA BENISSIMO IN TOSCANA LIGURIA FRIULI SARDEGNA NEL SUD. MALISSIMO IN EMILIA ROMAGNA QUESTI SONO I NUMERI.

sabato 16 aprile 2016

"ANDATE A VOTARE PER MANDARE A CASA RENZI”


Brunetta: «Andare a votare per mandare a casa Renzi»
Molti sono nel frattempo gli inviti a recarsi alle urne che arrivano dal centrodestra. L’obiettivo, più o meno dichiarato esplicitamente, è inviare un primo invito di sfratto al governo Renzi. Parla senza peli sulla lingua Renato Brunetta. «Votate Sì, votate No, ma andate a votare per raggiungere quorum e mandare a casa Renzi»:
RIFORME, “A REFERENDUM NO PER RIPRISTINARE DEMOCRAZIA, RENZI GAME OVER”
“Sta per terminare una delle più brutte e buie settimane della storia della nostra Repubblica. Tra lunedì e martedì, infatti, in un’Aula semivuota alla Camera dei deputati, il governo Renzi ha approvato in via definitiva la sua riforma della Costituzione. La ‘schiforma’ come l’ho più volte definita in questi giorni”.
Lo ha detto Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, intervenendo telefonicamente alla XV^ Convention di “Azzurri ‘94” (associazione fondata da Rodolfo Ridolfi e Liborio Cataliotti), che si è tenuta ieri sera a Rimini.
“Il presidente del Consiglio (si fa per dire), Matteo Renzi, ha violentato la nostra Carta fondamentale, ha usato la Costituzione contro se stessa. Ha usato il voto di 130 deputati che a norma di sentenza della Corte costituzionale non dovrebbero sedere in Parlamento (compresa la ministra Boschi) per modificarla, a colpi di maggioranza, comprando politicamente a Palazzo Madama 60 senatori eletti con lo schieramento opposto a quello della sinistra”. “Le riforme dovevano essere portate avanti e approvate in modo condiviso, con un clima costruttivo: Renzi ha trasformato questo percorso in un atto eversivo. Per fortuna il popolo avrà diritto di dire ‘no’. L’articolo 138 della Costituzione che prevede il referendum confermativo è stato davvero una saggia uscita d’emergenza voluta dai padri costituenti”.
“Adesso dunque l’obiettivo deve essere quello di respingere a ottobre, con la consultazione popolare, questa sciagurata riforma. L’obiettivo deve essere quello di mandare a casa Renzi, Renzi game over, e di ripristinare la democrazia nel nostro Paese. Per fare questo c’è bisogno dell’impegno e del coinvolgimento di tutti. Non solo Forza Italia ma anche le altre opposizioni devono rimboccarsi le maniche, lavorare sin da subito ai Comitati per il ‘no’, e lanciare campagne informative in giro per l’Italia”, ha sottolineato Brunetta.


mercoledì 13 aprile 2016

STOP AL BICAMERALISMO, CON IL VOTO ALLA CAMERA NASCE IL SENATO DEI 100. IL COMMENTO DI BERLUSCONI


Per la Boschi "un risultato storico", ma dal centrodestra arrivano le prime critiche: "Il popolo dirà 'no'"
Con 361 voti favorevoli e soltanto sette contrari, è stato approvato alla Camera il disegno di legge della riforma Costituzionale, non votata dai deputati dell'opposizione. Il via libera finale alle riforme costituzionali arriva dopo due anni e passa la palla alla cittadinanza, che sul tema sarà chiamata a esprimersi attraverso un referendum.   il commento di Silvio Berlusconi. "La Costituzione è la Carta fondamentale della nostra Repubblica. Andava migliorata, dove necessario, tutti insieme, con il contributo di tutte le forze politiche, nessuna esclusa", ha detto, aggiungendo: "Un premier neppure mai presentatosi alle elezioni, supportato da una maggioranza incostituzionale e con l'apporto decisivo al Senato di 60 transfughi del centrodestra, ha voluto invece far prevalere l'arroganza dinanzi al buonsenso, consegnando al Paese una riforma sbagliata e pericolosa, tesa al proprio interesse e non a quello degli Italiani. La posta in gioco è il futuro dell'Italia libera e democratica così come gli Italiani l'hanno fortemente voluta nel secondo dopoguerra. Non consentiremo un ritorno ad un passato buio della storia del nostro Paese, ci batteremo al referendum per difendere la Repubblica Italiana dalla voglia di potere di un premier mai eletto".
   Il presidente dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta, che conta sul fatto che "il popolo avrà diritto di dire 'no'". "Nonostante Renzi abbia voluto falsificare anche il significato del referendum, facendolo coincidere con se stesso, con un plebiscito sul suo nome. Nei fatti, questa riforma è diventata un ologramma di Renzi, e noi ci impegneremo a farlo svanire", ha aggiunto Brunetta, chiarendo che "la Costituzionale di uno Stato, di una nazione, di un popolo, almeno in Occidente riflette, deve riflettere valori condivisi dalla larghissima parte di quel popolo, così è accaduto in Italia nel 1947. Oggi vediamo accadere il contrario". "

mercoledì 6 aprile 2016


PERCHE’ BOERI NASCONDE LE PENSIONI PUBBLICHE

Il fotogenico presidente dell’Inps è tornato a suonare il suo ritornello: chiedere un contributo di solidarietà alle pensioni più alte. Quelle private, s’intende. Quelle pubbliche, mai. Boeri ci ha rivelato l’ultimo scandaloso privilegio che i conti Inps alimentano: 475 mila italiani  percepiscono la pensione da 36 anni. A questi – che hanno il torto di essere ancora vivi – Boeri pensa di chiedere “un contributo di solidarietà” – però, leggo dalla stampa, “escluse le baby pensioni degli statali”. Boeri esenta dal contributo di solidarietà gli statali che prendono la pensione non da 36, bensì da 43 anni. Sono statali quasi tutti: 425 mila. A loro la legge Rumor del ’73 consentì di andare in pensione dopo 14 anni 6 mesi un giorno se donne sposate, 20 anni, dopo 25 i dipendenti degli enti locali. Vent’anni di ”lavoro”, e quarantatré di ozio pagato, senza contare il secondo lavoro (magari nero) che probabilmente hanno fatto per ammazzare il tempo, sottraendolo ad altri. “Ci sono 16.953 fortunatissimi baby pensionati che si sono ritirati a 35 anni e che restano in pensione quasi 54 anni”. Quanto è la loro pensione? Prendono, in media, 1500 euro mensili. Un regalo totale in confronto ai contributi versati (o non versati affatto, da parte dello Stato loro datore di lavoro): in pratica, ricevono soldi senza copertura, pagati da noi. Quanti? noi contribuenti versiamo a questi ex pubblici 7,43 miliardi ogni anno.
Tanto ci costano: una mezza finanziaria annua. Oltre il 5% della spesa Inps per pensioni serve a coprire l’esborso peri baby pensionati. Secondo Confartigianato, i baby-pensionati pubblici (8 su 10) e privati (2 su 10) costano allo Stato “ circa 163,5 miliardi, una «tassa» di 6630 euro a carico di ogni lavoratore”  pagante.   Il conto è presto fatto: siccome baby-pensionati ricevono la pensione per quasi 16 anni in più del pensionato medio Inps,  la maggior spesa pubblica  cumulata per  gli anni di pensione  eccedenti la media arriva già a 148,6 miliardi; poi si devono aggiungere i mancati introiti per contributi non versati dai baby-pnsionati del privato, e fanno   altri 14,8 miliardi di euro.  Così si arriva a 163,5 miliardi. Si tenga presente  – per avere un dato di confronto –   che la spesa complessiva annua per le

lunedì 4 aprile 2016

RENZI FA I SELFIE AD HARVARD, PROFESSORE LO UMILIA: “UN COMICO, SEMBRA USCITO DA DISNEY”

«Più che un rottamatore Renzi è un disneyficatore: che banalizza tutto ciò che tocca riducendolo a evento mediatico, dunque equivalente a qualsiasi altro che attiri l’attenzione dei giornali e dei network televisivi, senza gerarchie, distinzioni, senza valori di riferimento». Francesco Erspamerprofessore ad Harvard ha disertato la visita di Renzi nella prestigiosa università americana e i motivi di questa sua assenza li ha spiegati in un lungo articolo pubblicato dalla vocedinewyork.com.  «La sua dimensione – ha scritto – è quella della pubblicità e dei reality, in cui si fa finta di essere veri ma facendo in modo di non essere davvero creduti, in cui ci si maschera ma mantenendo una distanza ironica che impedisca equivoci, guardandosi bene dal correre il rischio che possa diventare un’esperienza autentica e dunque cambiare qualcosa. In ciò Renzi è integralmente liberista, impegnato nella sistematica deregulation dei princìpi e specificamente dell’autenticità: contro la quale impiega collaudate tecniche come la cazzata, che toglie di significato (scrisse il filosofo Harry Frankfurt in un celebre saggio) all’opposizione verità-menzogna e realtà-virtualità». Renzi ad Harvard e le critiche del professore italiano Per Erspamer, Renzi è andato ad Harvard «oltre che per promuovere se stesso, per promuovere in Italia la sua riforma dell’università. Il premier italiano lo disse chiaramente, alcuni mesi fa: bisogna imitare il modello americano. E ora è venuto per far vedere ai suoi connazionali ed elettori che lui quel modello lo conosce. Harvard è la più prestigiosa università del mondo e questo gli basta: non si domanda con quali criteri e scopi siano stilate le classifiche di eccellenza o quali siano le condizioni e implicazioni di una simile preminenza (per esempio che Harvard sia una corporation con un capitale di più di 36 miliardi di dollari che ammette lo 0,04% degli studenti che ogni anno vanno al college) o tanto meno quale sia il livello delle altre 4139 università americane: no, lui tornerà tutto contento in patria e proclamerà che l’università italiana, la più antica del mondo, deve diventare come quella americana, convinto che se lo diventasse non sarebbe una scopiazzatura fuori contesto e fuori tempo (l’America sta cominciando a guardare all’Europa per rimediare ai disastrosi scompensi del suo sistema educativo) ma una sua grande innovazione. Un po’ come se gli riuscisse di aprire uno Starbucks in Piazza della Signoria a Firenze; o ancor meglio in Piazza della Repubblica a Rignano sull’Arno». Ma Ersparmer ha spiegato che non è stato questo il motivo per il quale non è andato a sentirlo. Il motivo è complesso e si ricollega al fatto che Renzi “svuota” la cultura. «Con la sua programmatica trivialità – ha scritto il professore – svilisce la ragione e il linguaggio, riduce la comunicazione, ossia la facoltà più propriamente umana e sociale, a rumore. La chiarezza e il rigore costringono a una certa misura di coerenza; le improprietà deresponsabilizzano, rendono tutto indifferente, il vero e il falso, il giusto e l’ingiusto, le qualità e i difetti, i profittatori e le loro vittime. E quando il vuoto diventa uno stile e un programma, la fine della democrazia è pericolosamente prossima».

E’ “SCANDALO GUIDI”, O DELLE PROCURE WAHBITE?


Di Maurizio Blondet   Il 17 aprile si vota il referendum contro le trivelle  a mare. Sconfitta certa per gli ecologisti,  arcobaleni e vendoliani promotori:  occorre il voto del 50 per cento più uno degli aventi diritto, e  secondo  i sondaggi, andrà a votare il 20%.  Come   rimediare?
Lo si deve ricavare dai giornali, che dicono e non dicono, tanto è pericoloso il potere che sfidano: “Alcuni magistrati anti-trivelle”, a Potenza, han suscitato uno scandalo giudiziario “a orologeria  contro il governo” per “condizionare il risultato del referendum del 17 aprile”.  I magistrati forniscono ai giornali le intercettazioni fra la ministra Guidi e il suo “fidanzato”, che certo fanno una brutta impressione: ma sono del 2014, perché proprio alla vigilia del referendum minacciato dalle astensioni?  Il trucco è: richiedendo proprio oggi le custodie cautelari (il carcere preventivo), si possono e devono “rendere pubblici gli atti” ossia le intercettazioni d’accusa. Su cui il circo mediatico salta  come un cane sull’osso.
Dalle intercettazioni, gli accusatori di Potenza  risalgono a “un sistema”, alla “lobby del petrolio”,  insomma ad uno dei loro soliti teoremi che – in secondo grado  di giudizio –  quasi sempre  finiscono in nulla, con tutti assolti  (spesso dopo mesi di carcere preventivo e la vita distrutta); ma ormai hanno raggiunto lo scopo, con l’aiuto dei giornali manettari e dell’opposizione più pirla: fermare lo sviluppo. Quelli sono i magistrati anti-Tav, anti Ilva, anti-trivelle, anti-tutto ciò che produce e dà lavoro qualificato . Una magistratura retriva e arretrata perché priva di ogni cultura industriale, regressiva come i wahabiti, che sta imponendo la “sue” politiche (anti)industriali ad un governicchio facile da destabilizzare con scandali veri e presunti, grazie ad intercettazioni a tappeto 24 ore su 24. Non sto difendendo il governicchio: dico che il pericolo è  la magistratura. Il governicchio ha dritto di fare politiche industriali , e il progetto Tampa Rossa lo è. La “Lobby”, il “sistema” che la magistratura accusa è, fra l’altro, l’Eni. Questa magistratura vuole che Taranto viva di coltivazione delle cozze, l’Italia di energia solare (coi pannelli Made in China), la Basilicata viva di noci,  il Sud di sussidi pubblici e false pensioni di invalidità, e che i treni vadano a 25 allora. Soprattutto, protegge i poteri indebiti che s’è conquistata con Mani Pulite.  Posto qui di seguito l’articolo di uno dei pochi giornalisti che non risponda con le salivazioni dei cani di Pavlov, disponendosi all’attacco degli accusati della magistratura manettara, che poi saranno prosciolti anni dopo. Mattia Feltri, de La Stampa. E’ un excursus storico delle imprese del potere giudiziari contro il potere esecutivo. I neretti sono miei.

venerdì 1 aprile 2016

NEL MENTRE IN ITALIA SI SUOLE RINUNCIARE AL GAS CHE GIA’ ABBIAMO NELLO STESSO MARE LA CROAZIA…..

Il 2 gennaio 2016 il Ministero croato dell’Economia ha concesso le prime licenze per l’esplorazione e lo sfruttamento di idrocarburi in Adriatico. Difatti 10 licenze sono già operative per esplorazioni petrolifere nel Mare Adriatico. E’ l’esito della prima gara conclusasi il 3 Novembre scorso che ha attratto sei compagnie petrolifere per 15 aree su 29 per un totale di 36.882 km² offerti. E’ ciò che emerge dal Ministero dell’Economia della Repubblica di Croazia, nel suo comunicato ufficiale: “Le offerte sono state ricevute da un totale di 6 aziende in 15 aree di ricerca. La commissione di esperti guidata dal Ministro dell’Economia Ivan Vrdolja ha valutato positivamente le offerte per 10 aree di esplorazione, che sono state concesse alle aziende Marathon Oil, OMV, ENI, MedOilGas e INA. Il consorzio composto da Marathon Oil e OMV ha ricevuto il permesso per l’esplorazione e lo sfruttamento di idrocarburi in sette aree di ricerca: n. 8 nel Nord Adriatico, nn. 10, 11 e 23 nell’Adriatico Centrale, nn. 27 e 28 nell’Adriatico Meridionale. Il consorzio composto da ENI e MedOilGas ha ricevuto il permesso per l’esplorazione e lo sfruttamento di idrocarburi nella zona di ricerca n. 9 dell’Adriatico centrale, mentre alla croata INA – Industrija Nafte dd è stata concessa una licenza per l’esplorazione e lo sfruttamento di idrocarburi in due aree di esplorazione, la n. 25 e la n. 26 nell’Adriatico Meridionale”. Le licenze di esplorazione sono valide per un periodo di cinque anni, e il governo ha fissato come scadenza il 2 aprile per la firma con gli offerenti vincitori. La Croazia, che ha aderito all’Unione europea nel luglio 2013, è in recessione dal 2009 e spera che il petrolio e il gas dell’Adriatico possano contribuire a migliorare la crescita economica per un valore di circa 2,5 miliardi dollari nei prossimi cinque anni. Il programma di lavoro durante la prima fase di esplorazione (primi 3 anni) per le concessioni prevede prospezioni sismiche ed elaborazione dei dati, con la possibilità di perforare un pozzo nella seconda fase di esplorazione se le compagnie petrolifere decideranno di procedere. “Uno studio strategico verrà completato prima che le concessioni siano firmate definitivamente” riferisce Barbara Dorić, capo dell’Agenzia Nazionale Idrocarburi.

mercoledì 30 marzo 2016

GOVERNO RENZI: “ SERVE MANOVRA DA 40-50 MILIARDI, OTTOBRE NERO PER RENZI”


“Sulla base delle ultime previsioni pubblicate da Ocse, Fondo Monetario Internazionale, Commissione europea, Banca d’Italia, Corte dei Conti, Istat e Standard & Poor’s sull’andamento del Pil e dell’inflazione in Italia, nel 2016 avremo una crescita nominale (data da crescita reale piu’ inflazione) nel nostro paese pari, se va bene, all’1,3% (1%-1,1% di crescita reale piu’ 0,2% di inflazione). Esattamente la meta’ del 2,6% (1,6% di crescita reale piu’ 1% di inflazione) previsto dal governo nei suoi ultimi documenti di finanza pubblica (Nota di aggiornamento al Def)”. Lo dice Renato Brunetta, capogruppo di Fi alla Camera.  Ma, continua, “noi temiamo possa andare ancora peggio, perche’ le stime ad oggi disponibili non scontano ancora gli effetti dell’aggravata deflazione, degli ultimi attacchi terroristici e dell’incertezza delle aspettative di consumatori e imprese che ne deriva. I numeri, quindi, possono soltanto peggiorare. A questo punto, come fanno a tenere i conti Renzi e Padoan? Irresponsabili. Da quando sono al governo hanno sbagliato tutta la politica economica e imbrogliato i cittadini e l’Europa con il gioco delle tre carte”.”Da qui a ottobre sara’ un crescendo tragico per Renzi. Fino a quando, in un mese solo, si concentreranno, da un lato, il referendum sulla riforma costituzionale e, dall’altro, la recessione economica – che fara’ manifestare in tutto il suo fulgore il flop del Jobs act, con relativo aumento della disoccupazione e crollo dei consumi – e la manovra da fare necessariamente nella Legge di stabilita’ per correggere i conti: 21,8 miliardi per riportare il deficit dal 2,4% del 2016 all’1,1% del 2017 pattuito con l’Europa; 17 miliardi per evitare le clausole di salvaguardia gia’ previste per il 2017; e altri 5-8 miliardi per colmare i buchi delle mancate privatizzazioni e della mancata Spending review. Totale: 40-50 miliardi. Caro Renzi- conclude Brunetta- e’ noto: i governi cadono in autunno”.

DIECI CLASS ACTION CONTRO RENZI

Dai mutui all'immigrazione irregolare: l'offensiva del forzista Brunetta

Contro l’odiato canone in bolletta della Rai («imposta espropriativa») e l’inasprimento delle norme sui mutui immobiliari passando per la denuncia delle «maglie troppo larghe sull’immigrazione irregolare». Sono solo alcune delle dieci class action – azioni legali collettive - contro il governo Renzi con le quali si sta organizzando una forma inedita di opposizione che intende togliere l’esclusiva al rivendicazionismo del MoVimento 5 Stelle: il «situazionismo moderato». È questa infatti «l’armatura nuova» con cui Renato Brunetta intende lavorare ai fianchi il governo Renzi sul modello Erin Brockovich, l’avvocato statunitense reso celebre dall’interpretazione del premio Oscar Julia Roberts che sfidò e vinse la battaglia dei cittadini contro una multinazionale che aveva inquinato le falde acquifere.
In Italia l’obiettivo del capogruppo alla Camera di Forza Italia non è un colosso del capitalismo ma fornire uno strumento agile di democrazia diretta («un’intuizione del professor Luca Antonini, avvocato di valore, ordinario costituzionalista all’università di Padova», ci tiene a precisare) per «spezzare l’incantesimo maligno di tre presidenti del Consiglio non eletti e di un Parlamento illegittimo, ma che non suscita scandalo». L’iniziativa di Brunetta, già annunciata nelle scorse settimane, è on-line sulla piattaforma Change.org dove è possibile firmare una a una le dieci petizioni che riguardano, rispettivamente, il canone Rai in bolletta elettrica; la tassa sull’ascensore; la mancata tutela delle concessioni balneari italiane; il mancato rinnovo incentivi per energia pulita; l’inasprimento delle norme sui mutui immobiliari; i rimborsi ai risparmiatori truffati dalle banche; l’abolizione delle limitazioni della responsabilità degli amministratori delle banche; le maglie troppo larghe con l'immigrazione irregolare; le maxi bollette e le multe con l’autovelox.
Tutte tematiche - questo è il nodo sociale della proposta - che riguardano settori dove la burocrazia, le «caste» e l’autoreferenzialità di poteri che rispondono solo a loro stessi drenano energie e risorse alla società: tra le più politiche delle azioni proposte – dopo il caso di Banca Etruria - vi è quella che vuole eliminare ad esempio «i limiti alla possibilità degli azionisti e obbligazionisti danneggiati di rivalersi sui patrimoni delle banche». Un insieme di punzecchiature, queste proposte dalla piattaforma, che secondo l’ex ministro può «atterrare il pachiderma», ossia l’esecutivo dell’ex rottamatore, «come capita in natura per l’assalto concentrico di sciami d’api».
Quella inaugurata da Brunetta insomma – da sempre laborioso anche in termini di novità – vorrebbe affermarsi come «una strategia nuova per la politica» che individua, come obiettivo finale, ciò che lo stesso premier Renzi ha posto come estremo spartiacque: il referendum di ottobre sulle riforme istituzionali. Questo lavoro ai fianchi è pensato proprio sulla falsariga di ciò che la piazza del Family Day, che ha già posto la sfida al referendum come atto di affermazione popolare contro Renzi, sta mettendo in circolo contro la «democrazia negata». Ma c’è più. Per Brunetta dall’elaborazione di queste class action può anche emergere un risultato endogeno: una vera e propria classe dirigente per il centrodestra, sempre «se Forza Italia intende indossare questa armatura». Come? «Intorno a ciascuna di queste battaglie emergerebbe un leader vero – ha scritto - non nominato, capace di coagulare e di dare voce a settori precisi e con interessi chiari e determinati». Dieci «situazionisti» che potrebbero essere rivelarsi utili al Cav alla perenne ricerca di volti nuovi per il suo pallino di sempre: un partito senza politici. Antonio Rapisarda

lunedì 28 marzo 2016

AAA…. VENDESI: L’ITALIA DIVENTA PROVINCIA D’ARABIA


I capitali degli sceicchi stanno acquisendo i centri del potere finanziario e industriale Banche, fashion, immobili, turismo, energia e quartieri storici delle grandi città

Si sono affacciati con curiosità poi siccome l’appetito vien mangiando hanno cominciato ad accaparrarsi dei gioielli più appetitosi e strategici del made in Italy. Quella dei ricchissimi arabi è diventata una sorta di bulimia: moda, immobili, hotel, banche e grande imprese strategiche dall’energia alla difesa fino a quel simbolo italiano che è l’Alitalia. Un’attenzione che viene da lontano. Guadagnò grandi titoli sui giornali nel 1976 la mossa della Lafico, la holding finanziaria di Muhammar Gheddafi, entrata in Fiat con i petrodollari rilevando quasi il 10%. «I libici? Si comportano come banchieri svizzeri» aveva detto Giovanni Agnelli. La quota è poi stata progressivamente ridotta fino in pratica ad azzerarsi.
Negli ultimi dieci anni è stata una corsa ad accaparrarsi i pezzi migliori dell’Italia. Tanti avamposti economici che preludono ad una colonizzazione culturale anche se, da abili strateghi, gli arabi procedono con circospezione. Una volta messe le mani sul bottino lasciano ai piani alti la dirigenza italiana ma le decisioni vengono prese ad Abu Dhabi o a Dubai. Non è difficile pensare che i legami finanziari possano avere un risvolto politico. Così inseguendo la rete dei finanziamenti dell’Isis da mesi le attenzioni sono concentrate su Kuwait, Qatar e Arabia Saudita. Non che siano questi paesi a foraggiare direttamente l’organizzazione, ma gruppi al loro interno che comunque impongono di mantenere una certa attenzione sull’area. E da tempo l’Italia ha stretti affari con il mondo arabo. Insomma il mondo islamico non è poi così lontano da noi e non è solo quello dei poveri immigrati a caccia di lavoro ma dei grandi capitali. Approfittando della crisi economica e quindi della maggiore disponibilità del governo ad aprire le frontiere ai capitali esteri, gli emiri si sono gettati a capofitto nel business che può offrire il nostro Paese e a prezzi stracciati. Il loro è uno shopping sistematico e tentacolare che nell’arco di una decina d’anni ha superato i cinque miliardi di euro. Ma la potenza di fuoco finanziaria degli sceicchi è tale che si fa fatica anche a descriverla. Solo i fondi sovrani dei Paesi del Golfo, gli organismi statali che hanno

venerdì 25 marzo 2016

ACQUA NON E’ PIU’ UN BENE PUBBLICO. IL BLITZ DEL PD DI RENZI


L’acqua non è più un bene pubblico. Un’altra novità del governo Renzi, che è diventata ufficiale con l’approvazione, da parte della commissione Ambiente della Camera e con il parere favorevole di relatore e governo, dell’emendamento del Pd, che apre alla gestione dell’acqua da parte dei privati.
Tale emendamento, relativo alla proposta di legge che ha recepito l’esito del referendum sull’acqua pubblica di cinque anni fa, ha proposto – e ottenuto – la soppressione dell’articolo 6 del testo, secondo cui il servizio idrico integrato quale servizio pubblico locale è privo di rilevanza economica. Di conseguenza, la proposta di legge stabiliva l’affidamento esclusivo a enti di diritto pubblico e vietava l’acquisizione di quote azionarie di società di gestione del servizio idrico integrato.
E invece ora i privati, grazie all’approvazione dell’emendamento del Pd e con il consenso del governo, potranno gestire i servizi idrici. A dispetto di quei 26 milioni di ‘Sì’ del referendum del 12 e del 13 giugno del 2011, quando il 54% degli elettori bocciò qualsiasi forma di privatizzazione dell’acqua.
“Il Pd ha affossato la legge popolare sull’acqua pubblica e calpesta la volontà di 27 milioni di italiani. La maggioranza ha votato a favore dell’emendamento del deputato piddino Borghi che cancella l’articolo che prevede che l’acqua sia pubblica, che la gestione dell’acqua sia pubblica e che le infrastrutture dei servizi idrici siano pubbliche”.

mercoledì 23 marzo 2016

CON IL BUONISMO NON SI VINCONO LE GUERRE E NOI SIAMO IN GUERRA.


Con il buonismo non si vincono le guerre e noi siamo in guerra. L'ennesima strage.34 morti. 200 feriti.
E noi in Italia a dargli solo diritti e assistenzialismo senza imporgli dei doveri. Per due giorni vi saranno lacrime di coccodrillo, parole di circostanza, cerimonie, l'intervento della Boldrini, fiaccolate e inutili manifestazioni "pacifinte"con la bandiera della pace. Poi tutto riprenderà come prima con il solito buonismo fino alla prossima inevitabile strage. Quello che serve invece è una risposta dura a partire dal necessario blocco dall'indiscriminata accoglienza di questi milioni di clandestini che sono il brodo dentro cui fermenta l'intolleranza e l'estremismo. Solo con la difesa della nostra Identità almeno in casa nostra possiamo salvarci. I tanti vestaglioni che fanno la fila alle CARITAS delle nostre chiese non crediate sia tutti dispiaciuti per questi attentati. Se questi vengono individuati questi vanno #RIMPATRIATI!! Con il buonismo non si vincono le guerre e noi siamo in guerra. Luca Bartolini

mercoledì 16 marzo 2016

Berlusconi affonda la Meloni: "Leghisti ed ex fascisti? Solo liti"

"I leghisti a Roma sono tutti ex fascisti e hanno liti tra di loro che sbocciano tutti i giorni"

"Non arretro sulla candidatura di Guido Bertolaso a Roma". Silvio Berlusconi, intervistato aLa telefonata di Maurizio Belpietro a Mattino Cinque ha le idee chiare.

"Bertolaso vincerà con una sua lista civica, ne sono certo". Il Cavaliera poi parla della Lega e del peso elettorale che il Carroccio ha a Roma: "I leghisti a Roma sono tutti ex fascisti e hanno liti tra di loro che sbocciano tutti i giorni". A questo punto, il leader di Forza Italia parla della probabile candidatura di Giorgia Meloni: "Non ha nessuna possibilità
di diventare sindaco di Roma".

Il Cavaliere incontrerà la Meloni per discutere della sua candidatura e afferma: "Non ho speranza di convincerla", perchè "le donne, qualsiasi cosa gli dici, fanno quello che vogliono loro". Liquida poi come "meschina strumentalizzazione! la polemica sulla gravidanza di Giogia Meloni come controindicazione alla corsa al Campidoglio e , da Mattino Cinque, Silvio Berlusconi ribadisce che "la signora Melni sa benissimo che non ha nessuna possibilità di diventare sindaco mentre quella sul suo futuro ruolo di madre è una stupidaggine del teatrino della politica. Che disastro questa politica".

giovedì 10 marzo 2016

ALLE ELEZIONI COSA SUCCEDE: DOCET BERLUSCONI.

Paolo Savelli Sul PD la domanda che tanti si fanno (ma non lo dicono apertamente) è: ma se fanno pastette alle loro primarie, alle elezioni in cui votiamo tutti che combinano?
#domandissimainsidiosissima. Una battaglia continua del presidente Berlusconi per avere scrutatori e rappresentanti di lista, pensate abbiamo perso du elezinoi politiche le prime per 30mila voti e 130mila alle ultime……….

sabato 5 marzo 2016

TEMPO E DENARO, PERSI

Il sommarsi del debito enorme alla deflazione è venefico. Dobbiamo stare molto attenti a non sprecare l’anno in corso, così come si è già sprecato il tempo acquistato dalla Banca centrale europea. Reclamare l’elasticità per non dovere ridurre la spesa e non dovere far scattare le clausole di salvaguardia non è la cura, ma l’aggravarsi del male. Un Paese che perde produttività, ha un tasso di occupazione molto basso e una pressione fiscale satanica non esce dalla trappola chiedendo di continuare a galleggiare in quelle pozze. Deve fuggirne. Si può fare, ma cambiando approccio.La politica monetaria espansiva può continuare, ma non è risolutiva. Mario Draghi lo aveva detto fin dall’inizio, ma ogni giorno ne arriva conferma. I governi nazionali devono accompagnarla liberalizzando, incentivando gli investimenti e abbassando considerevolmente la pressione fiscale. Questo, nell’immediato, crea disavanzo, che poi diventa debito. Ma il debito non è sempre uguale, una cosa è farlo per investimenti, altra per spese correnti. Indebitarsi per andare al casinò è una cosa, farlo per comprare macchinari produttivi tutt’altra. Non c’è ragione per cui l’Italia venga considerata più a rischio se riprende a investire, mentre è ragionevolissimo che desti allarme se continua a consumare e consumarsi nel nulla.
Dobbiamo stare molto attenti a non animare la solita diatriba ideologica attorno a una questione maledettamente pratica: la spesa pubblica corrente, ivi compresa quella per i bonus a nulla, è colesterolo cattivo, capace di occludere il sistema circolatorio; la spesa per investimenti è colesterolo buono, capace di fluidificarlo. Nel 2015 (dati Istat diffusi ieri), la spesa delle pubblica amministrazioni è stata pari al 50.4% del prodotto interno lordo, la parte corrente ha raggiunto il 46.4% del pil. L’avanzo primario (prima del pagamento degli interessi sul debito pubblico) è stato dell’1.5%, sempre in rapporto al pil, più basso dello 0.1 rispetto al 2014. Come si vede, quindi, il malato è stabile. Essendo un

giovedì 3 marzo 2016

Venerdi 11 Marzo, Ristorante Marchesini, prenotazione al 3466829146 entro giovedi 10. Non mancare!

martedì 1 marzo 2016

OSCAR FARINETTI SVEGLIA RENZI: “ PER L’ITALIA QUATTRO ANNI DI M….”


Lo dice senza fronzoli: «Siamo nella merda». E spiega pure perché: «lo siamo perchè mancano i posti di lavoro». Non basta? Aggiunge: «e per farvi coraggio voglio dire che secondo me stiamo entrando in un periodo di tre o quattro anni che saranno ancora più complicati del periodo 2009-2014. Ma è scritto che è così. Perché in quel periodo là almeno avevamo i Brics che tiravano, per cui esportavamo là. Adesso ci vengono a mancare anche quelli». Leggi: http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/11883422/oscar-farinetti-matteo-renzi-italia-merda.html

venerdì 26 febbraio 2016

giovedì 25 febbraio 2016

USA SPIAVANO BERLUSCONI, SERVE COMMISSIONE DI INCHIESTA. TUTTO SI MUOVE LENTAMENTE PERCHE’ SILVIO FA ANCORA PAURA…..

         
Una commissione parlamentare di inchiesta e il governo in Aula alla Camera per rispondere alle domande dei parlamentari. Lo ha chiesto Renato Brunetta intervenendo alla Camera dopo le rivelazioni sulle intercettazioni da parte dell'agenzia governativa americana Nsa durante il governo Berlusconi. "Rischia di essere uno dei più grandi scandali della nostra Repubblica e chiediamo ancora una volta una commissione di inchiesta"

lunedì 22 febbraio 2016

#‎JOBSACT. IMBROGLIO COSTOSO E DANNOSO, RENZI-POLETTI VERGOGNA

Noi l’avevamo detto, oggi sul Fatto Quotidiano lo conferma Luca Ricolfi, che è il maggiore esperto di analisi dei dati: il Jobs act è stato un imbroglio, costoso e dannoso.
Il Jobs act doveva ridurre la precarietà e invece, secondo l’analisi di Ricolfi, durante il 2015 il tasso di occupazione precaria, ossia la quota dei lavoratori dipendenti con contratti temporanei, ha raggiunto il massimo storico da quando esiste questa statistica (2004), superando il 14%.
Quanto ai 764.000 posti stabili in più del 2015 decantati da Renzi, questi sono la somma fra il numero delle trasformazioni (578.000) e il saldo fra assunzioni e cessazioni (186.000). Per quanto riguarda le trasformazioni, secondo Ricolfi è vero che quelle del 2015 sono state di più di quelle del 2013 e del 2014, ma se risaliamo anche solo al 2012 (l’anno di Monti) le trasformazioni erano state oltre 600.000, ossia un po’ di più di quelle vantate dal governo per il miracoloso 2015. E questo nonostante quello di Monti sia stato un anno di recessione. Resterebbe il saldo di 186.000 contratti stabili in più, ma, dice Ricolfi, sono dovuti alla decontribuzione e non al contratto a tutele crescenti del Jobs act. Inoltre, la modesta ripresa occupazionale si deve al fatto che anche il Pil è tornato a crescere, ancorché poco, più che a specifiche norme volte a favorire l’occupazione.
E poi non bisogna dimenticare, sempre secondo Ricolfi, il decreto Poletti del marzo 2014, che liberalizzava le assunzioni a termine, permettendo molteplici rinnovi. Una misura in direzione opposta a quella del Jobs Act, perché incentiva le assunzioni a tempo determinato.
Tutto sommato, conclude Ricolfi e noi siamo d’accordo, non è valsa la pena di spendere i 2 miliardi per la decontribuzione delle nuove assunzioni nel 2015, che tra l’altro ha un ulteriore costo di 5 miliardi nel 2016 e 5 miliardi nel 2017, per un totale di 12 miliardi, oltre ad aver drogato il mercato del lavoro. E quella del 2015, quindi, potrebbe rivelarsi una “bolla occupazionale”.
Renzi e Poletti, invece di esultare, si vergognino.

domenica 21 febbraio 2016

DUE ANNi BUTTATI


Alessandro Sallusti - Renzi compie due anni di governo. Spiace dirlo, ma in soli 24 mesi il premier ha dissipato un patrimonio di speranza e ottimismo che non si vedeva dai tempi della discesa in campo di Silvio Berlusconi del 1994 Ha avuto la grande occasione di aggregare le forze migliori, le più moderne, riformiste ed esperte, del Parlamento e del Paese, e forse per un momento ci ha pensato e addirittura provato davvero. Il famoso Patto del Nazareno, con il quale ha inaugurato la sua segreteria, doveva e poteva essere l'antipasto di un nuovo pranzo da apparecchiare agli italiani. L'errore è stato pensare che Renzi fosse in grado, per storia, cultura e carattere, di stare seduto a capotavola di un desco così importante. E invece è stato un disastro.I suoi coinquilini del Pd li ha relegati in cucina a lavare i piatti, l'ospite d'onore Silvio Berlusconi trattato come un cameriere, al socio Alfano ha servito gli avanzi di un pranzo consumato in allegria con gli amici di sempre, una banda di ragazzini e faccendieri catapultati di botto dai giochini bancari della Toscana alla sala dei bottoni dell'ottava potenza mondiale.Il risultato lo abbiamo sotto gli occhi. Il Parlamento è un bivacco di disperati e traditori, il Paese non cresce, la Borsa crolla e ogni giorno spunta una nuova emergenza. L'Europa se ne è accorta e sguazza nelle nostre debolezze. Lui, Renzi, tira diritto, anche se la spavalderia di un tempo è solo un ricordo. Ai suoi che cominciano a guardarlo con aria preoccupata replica deciso: tranquilli, adesso mandiamo tutti a quel paese e ci facciamo il «Partito della Nazione». Ma è solo l'ennesima bugia, un comperare tempo. Comperare tempo, ecco cosa ha fatto Renzi per due anni. Ma ora il tempo sta per scadere. È tardi anche per il «Partito della Nazione». Un conto era assemblare eccellenze, altro è raccattare come è avvenuto - scarti di altri partiti, leaderini reduci da clamorosi fallimenti, frustrati rancorosi e via dicendo. Quanto potrà resistere Renzi in queste condizioni? Qualche mese, qualcuno dice un anno. Peccato, due anni fa ci eravamo preparati a scrivere tutta un'altra storia, non fatta di prese in giro, furbate e ricatti.

giovedì 18 febbraio 2016

HA PENSATO SOLO A CONSENSO INTERNO E NO A NUOVA VISIONE EUROPA


"La domanda politica popperianamente verificabile è: cosa ha fatto lei, cosa ha fatto il suo Governo in questi due anni per cambiare questa Unione Europea? Non chiacchiere, non frasi che suonano bene, non Telemaco. Fatti".
Lo ha detto Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia, intervenendo in Aula a Montecitorio durante le comunicazioni del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in vista del Consiglio europeo del 18 e 19 febbraio.
"Cosa ha fatto lei in due anni? Ha interpretato il suo ruolo in Europa in maniera retorica, miope, variabile, a seconda delle convenienze. Pensando molto più ai riflessi sul consenso interno che a una nuova visione dell'Europa", ha aggiunto Brunetta. BREXIT E IMMIGRAZIONE SONO FALLIMENTI DELL'UNIONE EUROPEA "La Brexit indica un assetto dell'Unione a geometrie variabili, e che a determinare le scelte degli Stati membri non sono più gli ideali, il senso comunitario dei padri fondatori, ma l'opportunismo. Il secondo, i migranti, ci riporta a un'emergenza a cui l'Europa non ha saputo dare risposte, con l'unico risultato della costruzione di muri e di cancelli, ivi compreso il muro al Brennero".
"Gliene ha parlato l'altro giorno il Primo Ministro austriaco? E' mai successo che un muro sia stato messo nelle frontiere rispetto ad un Paese fondatore dell'Unione? E lei non ha detto nulla signor Presidente del Consiglio. E' a rischio Schengen, ma con Schengen è a rischio l'Europa".
"E' il solito modo dell'Europa di rispondere alle crisi: troppo poco e troppo tardi. Con gli effetti collaterali che ne derivano: disgregazione politica, economica e sociale. Purtroppo da queste crisi l'Europa sembra non aver imparato nulla se Paesi importanti come la Gran Bretagna minacciano di uscire dall'Ue, e il fenomeno resta tragicamente irrisolto e i mercati finanziari sono ancora ogni giorno in forte tensione".

martedì 16 febbraio 2016

RENZI TAGLIA LE REVERSIBILITA’ ALLE VEDOVE E LA ESTENDE ALLE COPPIE GAY.


L'ultimo schiaffo ai pensionati. Renzi taglia lae pensioni di reversibilità alle vedove: saranno legate all'Isee. Nel frattempo il ddl Cirinnà la estende alle coppie gay. L'ira di Gasparri: "Ingiustizia sociale che va a colpire le persone più deboli"
Sergio Rame - "È incredibile che il governo italiano stia pensando di tagliare le pensioni di reversibilità per i vedovi e le vedove e al tempo stesso le estenda alle coppie gay".
Maurizio Gasparri smaschera Matteo Renzi. Esponenti vicini al premier vogliono rivedere le pensioni di reversibilità, ovvero quelle erogate agli eredi alla morte del pensionato o del lavoratore che muore avendo maturato i requisiti per l'assegno. Peccato che, una volta approvato il ddl Cirinnà sulle unioni civili, le coppie omosessuali godranno della reversibilità che viene, invece tagliata alle vedove.
Non nappena la proposta renziana di legare all'Isee le pensioni di reversibilità è arrivata in Commissione Lavoro alla Camera, il centrodestra è insorto. "Così fregano migliaia di persone, soprattutto donne rimaste vedove, rubando contributi effettivamente versati, per anni - tuona Matteo Salvini - un governo che fa cassa sui morti mi fa schifo". Palazzo Chigi ha provato a spegnere le polemiche spiegando che, "se ci saranno interventi di razionalizzazione, saranno solo per evitare sprechi e duplicazioni, non per fare cassa in una guerra tra poveri". "La delega del governo dà non toglie", assicura lo staff del premier ricordando che il governo ha stanziato per la prima volta un miliardo di euro strutturale su una misura unica di lotta alla povertà. "Inoltre - viene ricordato a Palazzo Chigi - qualsiasi intervento varrà solo sulle prestazioni future e non su quelle in essere, che quindi non verranno toccate". Le rassicurazioni della presidenza del Consiglio non convincono le opposizioni. Anche perché, come fa notare Gasparri, il governo da una parte taglia le pensioni di reversibilità a vedovi e vedove, dall'altra le estende alle coppie gay. "Renzi ci spieghi i motivi di questo vergognoso atto di ingiustizia sociale che va a colpire le persone più deboli - tuona il senatore di Forza Italia - per privilegiare pochi si danneggiano tanti". Chi è stato privato di un affetto ora rischia anche di non avere più ciò che economicamente gli spetta per continuare ad andare avanti. Nel frattempo, però, il ddl Cirinnà sulle unioni civili amplia la platea dei beneficiari in termini imprevedibili e suscettibili di ulteriori comportamenti opportunistici. "Invece di tagliare sprechi e privilegi, a partire dalla vergogna delle pensioni d'oro - tuona Giorgia Meloni di Fratelli d'Italia - Renzi e la sinistra se la prendono con la povera gente e continuano a fare marchette alle lobby e alle banche".
La mossa dei renziani scontenta alle le associazioni omosessuali che, pur godendo dei privilegi introdotti dal ddl Cirinnà, temono di vedersi ridurre garanzie e tutele. "Da una parte si mette sulla carta un diritto, quello alla reversibilità, dall'altra lo si abolisce - tuona Fabrizio Marrazzo, portavoce di Gay Center - si vuole smantellare lo stato sociale lasciando soprattutto gli anziani senza assistenza".

venerdì 12 febbraio 2016

BRUNETTA: BANCHE, “GOVERNO RENZI NEL CAOS, CDM VUOTO DI CONTENUTI E PROVVEDIMENTI”


 “Capiamo l’iperattivismo di Matteo Renzi, il voler stressare la sua giovane età, l’inizio della sua giornata presto la mattina e la fine tardi la sera, ma quella dei Consigli dei ministri notturni sta diventando una cattiva abitudine. Lo ha fatto il 20 gennaio quando è stata approvata la copertina degli 11 decreti legislativi della riforma Madia (i cui testi sono stati pubblicati dopo quasi un mese), e lo ha fatto ieri con i provvedimenti relativi al settore bancario di cui, ancora una volta, è stata approvata solo la copertina e non si conoscono i testi. Che ci sia una precisa volontà di Renzi di far passare queste norme a luci spente a mezzanotte, sperando che nessuno si accorga dei pasticci che fa? Con particolare riferimento al Consiglio dei ministri di ieri, nulla ha fatto il governo per il ristoro degli azionisti e degli obbligazionisti subordinati truffati dagli amministratori delle quattro banche interessate dal famoso decreto di domenica 22 novembre 2015, nonostante l’impegno, ancorché non sufficiente, preso con la Legge di stabilità e già da due mesi dato per fatto. E poi ci chiediamo, come è stato “recepito nella legislazione l’accordo raggiunto con la Commissione Europea sullo schema di garanzia per agevolare le banche nello smobilizzo dei crediti in sofferenza”? Quali sono i termini di quell’accordo? Anche in questo caso, a distanza di oltre due settimane (era il 26 gennaio) dall’incontro a Bruxelles tra il ministro Padoan e la commissaria europea Vestager, nulla è dato sapere.
In piena tempesta sui mercati, il governo italiano è incapace di dare una risposta seria e credibile alla crisi finanziaria, convocando Consigli dei ministri volutamente notturni e colpevolmente vuoti di contenuti e di provvedimenti: governo Renzi nel caos”.


giovedì 11 febbraio 2016

FOIBE: BERLUSCONI, RENDIAMO ONORE A ITALIANI VITTIME COMUNISMO


Roma, 10 feb. (AdnKronos) - “In questa giornata del ricordo per le vittime delle Foibe, istituita dal nostro governo di centrodestra nel 2004, rendiamo onore agli italiani che pagarono con una morte terribile il loro attaccamento alla nostra Patria. Non si piegarono alla cieca brutalità comunista, non abbassarono lo sguardo dinanzi ai loro spietati carnefici ma si immolarono per la libertà e la democrazia dell’Italia". Così in una nota il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. "Erano, sono - prosegue l'ex premier - le nostre madri e i nostri padri, le nostre sorelle e i nostri fratelli di Fiume, dell’Istria e della Dalmazia, scacciati dalle loro case e privati di tutto ciò che possedevano. Noi oggi li ricordiamo, con riconoscenza ed emozione. Non dimenticheremo mai quella barbarie, non dimenticheremo mai i crimini del comunismo contro l’Italia e contro l’umanità”

martedì 9 febbraio 2016

BAD (cattiva) BANK SARA’ LA PAROLA SCRITTA SULLA LAPIDE DEL GOVERNO RENZI

Oltre alle sofferenze da 200 miliardi, le nostre banche nascondono 185 miliardi di euro di incagli. Renzi non fa nulla e tira troppo la corda con l’Ue. Bisignani: “Presto ci troveremo la Troika”
Luigi Bisignani scoperchia il bluff di Matteo Renzi che siede su uno dei più grandi buchi economici della storia bancaria italiana. Oltre alle sofferenze da 200 miliardi di euro il governo dovrà, infatti, fare prima o poi i conti con 185 miliardi di euro dei cosiddetti “incagli” che le banche tengono nascosti per non fare saltare l’interno sistema. “Il braccio di ferro con Bruxelles sarebbe sacrosanto se si votasse presto – avverte Bisignani – ma alla lunga rischia di diventare un dramma”. A essere esposto al fuoco di tiro degli investitori è l’intero sistema bancario italiano, oberato dai crediti in sofferenza per oltre 200 miliardi. A questi, si aggiungono appunto altri 185 miliardi di incagli. A certificarli c’è un rapporto riservato della Bce. “A Francoforte – svela Bisignani – serpeggia il sospetto che buona parte di questi ultimi venga forzatamente trattenuta in questa categoria per non far saltare il sistema. Prima della direttiva sul bail in se le banche erano in difficoltà interveniva lo Stato, ciò dava sicurezza ai risparmiatori, ora invece a pagare sono chiamati gli azionisti, gli obbligazionisti e i correntisti oltre 100mila euro, che, terrorizzati anche dalle inchieste, sono pronti a ritirare i depositi”. Quello che paventa Bisignani è il panic selling o “panico finanziario”. Una iattura ben più pericolosa dello spread.
Anziché muoversi a tamponare una situazione di per sé già abbastanza drammatica, il governo continua a rinviare i provvedimenti per banche e risparmiatori. “Renzi – incalza Bisignani – dimostra di non sapere come muoversi e contribuisce al clima di smarrimento”. E per questo la partita in Europa sta diventando sempre più pericolosa. Tanto che, fa notare Bisignani, “il premier ha legato il tema banche, rimpinzate di debito pubblico, con quello della flessibilità e dell’immigrazione, per la quale subiamo la minaccia della chiusura di Schengen e dell’invasione di milioni di disperati”“Se Renzi non risolve le tre questioni intrecciate – conclude – ci troveremo in una difficile situazione di ordine pubblico, e con la Troika che ci rimetterà i conti in ordine”.

sabato 6 febbraio 2016

ASL LUGO INCOMPRENSIBILE IL MODO DI OPERARE DEL PRONTO SOCCORSO: 9 MESI PER RISPONDERE


            L’Asl della Romagna tramite la Direttrice del Presidio ospedaliero di Ravenna-Lugo - a seguito di una mia interrogazione dell’aprile 2015 nella quale chiedevo se rispondesse al vero che sarebbe stato violato il diritto dei pazienti che accedono al Pronto Soccorso e che nelle ore notturne vengono sottoposti ad esami radiologici, di ricevere risposta scritta in tempi brevi, ordinariamente sessanta minuti; il medico non presente in ospedale ma reperibile deve infatti raggiungere il posto di lavoro entro 30’ dalla chiamata e fornire tempestivamente  il referto.
 E’ evidente che se tali indicazioni non vengono rispettate, possono configurarsi non solo comportamenti illeciti, ma anche gravi rischi per i pazienti.
La risposta dell’Asl conferma purtroppo quanto temevamo quando ammette che “non si vuole negare la presenza di procedimenti disciplinari attualmente in corso che riguardano il personale medico della Radiologia su un episodio realmente accaduto di posticipo della refertazione. L’episodio deve considerarsi come una eccezione alla gestione della attività”. Ci mancherebbe solo che tali comportamenti segnalassero una routine!
Ma riteniamo che sia bene chiarire che l’episodio sarebbe connotato non solo dall’ assenza del medico reperibile durante l’esecuzione dell’esame richiesto dal Pronto Soccorso nelle ore notturne, ma anche dalla mancata contestuale refertazione dell’esame che risulterebbe stata predisposta nel mattino successivo - e dunque diverse ore dopo – da un radiologo  diverso da quello che era reperibile durante la notte. Se queste informazioni rispondessero al vero, emergerebbe una situazione che potrebbe lasciare supporre un accordo precostituito fra professionisti.
Senza approfondire la valutazione sul ritardo nella compilazione del referto (che potrebbe configurare una situazione di ritardo di diagnostica per un paziente del Pronto Soccorso) ci risulta incomprensibile come un siffatto modo di operare non abbia provocato una richiesta di chiarimenti da parte del Pronto Soccorso che aveva richiesto l’esame ed aveva la gestione clinica del paziente.
Una considerazione finale: nove mesi per rispondere ad una interrogazione come questa, forse per errore della Provincia di Ravenna (risposta consegnatami il 20 gennaio ’16),  fanno forse pensare ad una elevata inefficienza del servizio pubblico? che si protrae da molti anni e si estende fino ai vertici dell’azienda, che intenzionalmente o meno genera una tolleranza o forse una connivenza e protezione rispetto alle piccole e grandi illegalità di cui si sta occupando la magistratura, certo una risposta aggiornata ad oggi sarebbe importante insieme alla risposta ad un’altra interrogazione presentata il  30 ottobre 15 sempre sul servizio di radiologia.         
Vincenzo Galassini Consigliere Provinciale Ravenna FORZA ITALIA

mercoledì 3 febbraio 2016

LA “BOMBA ATOMICA” DI MATTARELLA: IL COLPO PER MANDARE A CASA RENZI

Sergio Mattarella ha molti dubbi "tecnici" e non solo sulla legge Cirinnà. Come riporta il Giornale in un retroscena, per il Quirinale il "parametro di riferimento" è la sentenza 138 della Consulta che nel 2010 ha ricordato che nel matrimonio i coniugi sono da intendersi di sesso diverso, di conseguenza le unioni civili non possono essere considerate matrimoni. E poi c'è il capitolo delle adozioni, della cosiddetta stepchild adoption.
In un certo senso il presidente della Repubblica è già intervenuto quando su richiesta di alcuni esponenti del governo ha mostrato le sue perplessità in particolare sugli articoli due e tre della legge, quelli che rinviano in maniera troppo esplicita alla disciplina delle nozze. Il Quirinale ha elencato sedici rimandi del testo della senatrice del Pd al vigente diritto matrimoniale, un po' troppi per sperare di non urtare contro la sentenza della Consulta.
Per questo il Pd ha rivisto il provvedimento presentando 12 emendamenti firmati da Giuseppe Lumia (fra cui la perdita del cognome del partner se l'unione si rompe e il divorzio immediato). Ma i dubbi su come reagirà Mattarella restano, soprattutto dopo le pressioni della Cei che ha già chiesto al presidente di "intervenire" "se la legge non cambia". Il capo dello Stato, secondo i suoi consiglieri aspetta la discussione della legge in Parlamento, dopodiché dirà la sua. 

DEFICIT DI COMPRENDONIO


Davide Giacalone -  La Commissione europea contesta al governo italiano un deficit di comprendonio. Mentre la risposta che ci invia non significa affatto che i 231 milioni che verseremo alla Turchia, a valere sui 3 miliardi complessivi che riceveranno dall’Unione europea, non andranno a pesare sul deficit. Peseranno e diventeranno debito. Significa solo che non saranno contabilizzati ai fini del patto di stabilità. Per il resto, sono problemi nostri. Ancora venerdì scorso, nel corso della conferenza stampa con il cancelliere della Repubblica federale tedesca, il presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, dopo avere chiamato per nome proprio un bel po’ di governanti europei, volendo così testimoniare una scioltezza e una confidenza che, alla lunga, diventano imbarazzanti, ha poi rivolto una sfida alla Commissione: noi siamo pronti a dare i soldi alla Turchia, ma abbiamo chiesto di sapere, anche per le vie brevi, come saranno contabilizzati, senza che sia ancora giunta risposta. Il tono, in quel passaggio, si allontanava dalla familiarità dei colleghi in gita aziendale, non si rivolgeva più ad Angela e François, ma diveniva severo: poffarbacco, rispondetemi. Ed ecco la risposta: quei soldi non vanno a pesare sul patto di stabilità, così come vi abbiamo già scritto, nella nota di accompagnamento, alla fine di dicembre. Della serie: se almeno leggeste, si potrebbe evitare di ripetere le stesse cose. Se si volevano irritare gli interlocutori, senza ottenere nulla che non fosse già stabilito, non si poteva trovare via più efficace.
Posto ciò, rimane il
deficit. Non sarà messo in colonna fra gli impegni da rispettare con la Commissione, ma entrerà in quella dei quattrini che chiediamo al mercato e che vanno ad aumentare il debito pubblico. E se questo capita lo si deve non al fatto che sopraggiungano nuove e impreviste spese, ma al mancato taglio dei vecchi sprechi. Cui si aggiungono le nuove dilapidazioni, comprendenti anche i regali di compleanno. Con ciò non sostengo che quei soldi non vadano dati, ma che ci si è comportati da gradassi del tutto a sproposito. Nel merito dei soldi alla Turchia, semmai, faccio osservazioni diverse. Inutile sofisticare se quei fondi vanno a governanti che non sono esattamente gli eredi di Voltaire. Quando provi a fermare l’immigrazione non collaborando allo sviluppo delle zone affamate o alla pace di quelle in guerra, ma bloccando altrove le colonne in viaggio è evidente che assegni ad altri il lavoro sporco che non vuoi o non sai fare alle tue frontiere. Inutile poi lamentarsi se si tratta di soggetti discutibili, perché se non lo fossero non si presterebbero. Il fatto è che se investi i soldi lontano dalle frontiere che direttamente ti competono poi ne hai meno per solidificarle. Il che non significa erigere muri, ma istituire controlli e giurisdizione comuni. Come ripetiamo da anni. Noi italiani dovremmo essere i primi interessati a quel lavoro, usando tutto il peso della nostra influenza (che esiste eccome, se usata con criterio) per spingere l’intera Ue a scelte che direttamente ci interessano e sulle quali si è in grave ritardo. Invece abbiamo usato la petulanza per chiedere quello che ci era già stato dato, consistendo in nient’altro che nella gioia di vede aumentare il deficit e il debito.  Osservo anche che i turchi (un tempo bastione Nato) si sono messi in rapporto conflittuale, ma anche cointeressato con i russi, talché aumentano le dotazioni militari di questi ultimi a presidio dell’intera area e del Mediterraneo. In cambio i russi volano per combattere lo stato islamico, ma per il più bombardano gli avversari dei governanti siriani e turchi. E noi tutti, europei e non solo italiani, finanziamo un’operazione che serve a far scendere la nostra influenza e forza. I russi non sono i salvatori dell’occidente o della cristianità (chiedetelo a Cavour), ma, certamente, un interlocutore importante. Solo che cedere influenza e mantenere le sanzioni economiche, quindi arrecarsi due danni incoerenti fra loro, è capolavoro di cui pochi sono capaci. E non è certo dimostrando deficit di comprendonio che si pone rimedio. Davide Giacalone