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lunedì 4 aprile 2016

E’ “SCANDALO GUIDI”, O DELLE PROCURE WAHBITE?


Di Maurizio Blondet   Il 17 aprile si vota il referendum contro le trivelle  a mare. Sconfitta certa per gli ecologisti,  arcobaleni e vendoliani promotori:  occorre il voto del 50 per cento più uno degli aventi diritto, e  secondo  i sondaggi, andrà a votare il 20%.  Come   rimediare?
Lo si deve ricavare dai giornali, che dicono e non dicono, tanto è pericoloso il potere che sfidano: “Alcuni magistrati anti-trivelle”, a Potenza, han suscitato uno scandalo giudiziario “a orologeria  contro il governo” per “condizionare il risultato del referendum del 17 aprile”.  I magistrati forniscono ai giornali le intercettazioni fra la ministra Guidi e il suo “fidanzato”, che certo fanno una brutta impressione: ma sono del 2014, perché proprio alla vigilia del referendum minacciato dalle astensioni?  Il trucco è: richiedendo proprio oggi le custodie cautelari (il carcere preventivo), si possono e devono “rendere pubblici gli atti” ossia le intercettazioni d’accusa. Su cui il circo mediatico salta  come un cane sull’osso.
Dalle intercettazioni, gli accusatori di Potenza  risalgono a “un sistema”, alla “lobby del petrolio”,  insomma ad uno dei loro soliti teoremi che – in secondo grado  di giudizio –  quasi sempre  finiscono in nulla, con tutti assolti  (spesso dopo mesi di carcere preventivo e la vita distrutta); ma ormai hanno raggiunto lo scopo, con l’aiuto dei giornali manettari e dell’opposizione più pirla: fermare lo sviluppo. Quelli sono i magistrati anti-Tav, anti Ilva, anti-trivelle, anti-tutto ciò che produce e dà lavoro qualificato . Una magistratura retriva e arretrata perché priva di ogni cultura industriale, regressiva come i wahabiti, che sta imponendo la “sue” politiche (anti)industriali ad un governicchio facile da destabilizzare con scandali veri e presunti, grazie ad intercettazioni a tappeto 24 ore su 24. Non sto difendendo il governicchio: dico che il pericolo è  la magistratura. Il governicchio ha dritto di fare politiche industriali , e il progetto Tampa Rossa lo è. La “Lobby”, il “sistema” che la magistratura accusa è, fra l’altro, l’Eni. Questa magistratura vuole che Taranto viva di coltivazione delle cozze, l’Italia di energia solare (coi pannelli Made in China), la Basilicata viva di noci,  il Sud di sussidi pubblici e false pensioni di invalidità, e che i treni vadano a 25 allora. Soprattutto, protegge i poteri indebiti che s’è conquistata con Mani Pulite.  Posto qui di seguito l’articolo di uno dei pochi giornalisti che non risponda con le salivazioni dei cani di Pavlov, disponendosi all’attacco degli accusati della magistratura manettara, che poi saranno prosciolti anni dopo. Mattia Feltri, de La Stampa. E’ un excursus storico delle imprese del potere giudiziari contro il potere esecutivo. I neretti sono miei.